19 agosto 2025
Aggiornato 00:30
Politica & Giustizia

Bersani: Io e Gavio? Nessun illecito, querelerò chi lo dirà

Il leader del PD: «Favorii un contatto con Penati. Pronzato? Mai stato mio uomo ma inopportuno suo doppio incarico»

ROMA - Il segretario del Partito democratico passa al contrattacco: dopo giorni di polemiche sulla questione morale per il coinvolgimento del suo ex braccio destro Filippo Penati nell'inchiesta sulle presunte tangenti a Sesto S. Giovanni e sui rapporti con l'imprenditore Marcellino Gavio, Pier Luigi Bersani scrive al Fatto quotidiano. «Il ministro delle Attività produttive - spiega - conosce tutti i principali imprenditori italiani. Li conosce, non li sceglie. Gavio, segnalandomi la preoccupazione per un contenzioso aperto con la Provincia di Milano, mi disse di non conoscere il presidente appena insediato e mi chiese di favorire un incontro con Penati. Così feci, via telefono».
«Nell'evocare questo episodio - prosegue il leader del Pd - si intende forse alludere a una combine poco chiara o addirittura a illeciti che mi coinvolgerebbero? Se è così (e lo dico in tutte le direzioni) si illustri chiaro e tondo qual è la tesi e si abbia il coraggio di affrontare una sonora querela».

Nella sua lettera al Fatto Bersani contesta le «molte inesattezze» che a suo dire sono contenute nelle ricostruzioni fatte da Marco Travaglio, editorialista e vicedirettore del quotidiano, sulla vicenda di Franco Pronzato, il manager di area Pd arrestato nel quadro dell'inchiesta sull'Enac. «Ho saputo dai giornali - sostiene il leader democratico - che Pronzato era un 'mio uomo'. Non è mai stato mio consigliere alle Attività produttive. Lo trovati 11 anni fa al ministero dei Trasporti come consigliere ministeriale, lo confermai assieme agli altri consiglieri per il solo anno in cui fui ministro. Divenne consigliere dell'Enac parecchi anni dopo. Non fu mai responsabile dei trasporti; ha avuto la responsabilità tecnica sul trasporto aereo nel dipartimento trasporti del Pd diretto da Matteo Mauri».
«Quella del doppio incarico - riconosce Bersani - è una cosa inopportuna, ne convengo, e da non ripetere in casi analoghi. Non nego dunque di aver ricavato insegnamenti dalla vicenda, ma vorrei che fosse messa nelle giuste dimensioni».