25 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Partiti | PD

Tedesco e Penati agitano il PD. Bersani: Nessun mea culpa

Letta, Bindi, Veltroni, Parisi, Marino censurano la vicenda al Senato. Casson parla «questione morale»

ROMA - Qualcuno, come Felice Casson, parla apertamente di «questione morale» nel Pd. Altri, come Rosy Bindi, si sono sfogati in privato chiedendo almeno le dimissioni di Tedesco da senatore. Di sicuro, la scelta di votare in contemporanea le richieste di arresto per Alfonso Papa e per Alberto Tedesco fa discutere molti: Arturo Parisi polemizza con Nicola Latorre, mentre Enrico Letta si lascia andare con alcuni parlamentari dicendosi «sconcertato». E poi c'è la vicenda-Penati, che allarma un po' tutti, anche se ufficialmente ci si limita a professare «fiducia nella magistratura». Pier Luigi Bersani, dal canto suo, rivendica di non avere mea culpa da fare e spera che le cose si chiariscano, bene, al più presto.

Tanto più che, secondo il tam-tam di alcuni parlamentari, dalla Puglia, feudo dalemiano, starebbero per arrivare altre brutte notizie. Vicende scottanti che coinvolgerebbero non dirigenti nazionali, ma in ogni caso esponenti democratici. Voci di corridoio, da verificare, ma che danno la misura della preoccupazione che circola nel partito. E, di sicuro, la vicenda-Tedesco continua a far discutere. Parisi ha polemizzato apertamente con Latorre e D'Alema: il vice-presidente dei senatori Pd, ha detto Parisi, deve spiegare «il 'guasto tecnico' che lo ha costretto a dichiarare, solo a voto già proclamato, il voto espresso e non registrato a favore dell'arresto di Tedesco»; tanto più che era stato lui ha chiedere «di accomunare nella contemporaneità del loro svolgimento il caso Tedesco che si votava in Senato, e quello Papa, che nello stesso momento si votava alla Camera. Anche perchè, a differenza del collega D'Alema, non ritengo affatto - ha concluso Parisi - che l'esito prodotto appaia ai cittadini e possa essere definito 'prevedibile e ragionevole'».

Latorre ha replicato parlando di «polemiche sterili», provocando una ulteriore stoccata di Parisi. Ma, raccontano, anche il lettiano Francesco Boccia aveva due giorni fa litigato con Latorre per la decisione di accomunare il voto. Ed Enrico Letta si sarebbe sfogato con qualche parlamentare definendosi «sconcertato» per la scelta fatta al Senato, perché i fatti hanno dimostrato che la contemporaneità «fatta per salvare Tedesco ha danneggiato profondamente il partito, che non ha potuto così approfittare della debacle berlusconiana». E anche Dario Franceschini pare che ritenga «gestita male» la vicenda al Senato. Senza contare che Rosy Bindi ieri a caldo si è augurata che Tedesco ritenesse almeno corretto dimettersi. Cosa che non è avvenuta. Ma anche Walter Veltroni non pare abbia apprezzato troppo quello che è accaduto, arrivando anche a lamentarsi del 'no all'arresto' pronunciato pubblicamente dal senatore D'Ubaldo.

E la prodiana Sandra Zampa definisce «bruttissima» la vicenda Tedesco: «Non si può da una parte in una Camera dire che dovevamo mostrare che votavamo con l'indice, e dall'altra c'è D'Ubaldo che dice che in diversi hanno votato perché Tedesco non venisse arrestato. Chiunque sia il regista, se è uno dei nostri, è il solito boomerang che gli torna sulla testa. I cittadini non sono cretini».

Quindi, c'è il problema Penati. Dirigenti vicini al segretario si dicono increduli per le accuse rivolte all'ex capo della segreteria di Bersani. Ma la preoccupazione c'è e non viene negata anche perché «quel pm è uno serio». Uno che se ne intende, Felice Casson, area Marino, parla esplicitamente di «questione morale». Ha detto Casson: «Da una regione all'altra d'Italia sono coinvolti nelle inchieste anche uomini del Pd, non si può negare l'evidenza dei fatti». Quello che bisogna fare, ha aggiunto, è mettere mano al codice etico del partito per renderlo più stringente. In realtà, secondo quanto viene riferito, è improbabile che Bersani decida di convocare una riflessione del partito su questi temi, almeno per ora. Per la Zampa invece «non c'è una questione morale», ma certo «è bene che sia fatta chiarezza subito» sulle diverse vicende che coinvolgono esponenti Pd.

Bersani ha difeso la linea tenuta: «Siamo abituati a fare mea culpa ma stavolta no, siamo stati lineari alla Camera e al Senato, pensiamo che i deputati siano uguali ai cittadini». A Tedesco, è il ragionamento del segretario, si può chiedere un passo indietro, ma poi sta a lui; per il Pd la magistratura deve fare il suo lavoro e nessuno polemizzerà, nessuno parlerà di 'attacchi'. Penati si è autosospeso, è il seguito del ragionamento, e nessuno può rimproverare niente al Pd.