1 ottobre 2023
Aggiornato 01:00
Referendum del 12 giugno

Voto abrogativo, chi è contro vota sì chi a favore no

I quesiti sono tutti di iniziativa popolare: chiesti da oltre 500 mila italiani

ROMA - Sono quattro i quesiti su cui tutti gli elettori italiani maggiorenni saranno chiamati a votare domenica 12 e lunedì 13 giugno per abrogare o confermare quattro norme di legge, attualmente in vigore, che consentono, una il ritorno dell'Italia all'energia nucleare dopo 20 anni di inattività, due il trasferimento anche ai privati della gestione della rete idrica, che distribuisce l'acqua potabile sul territorio nazionale, un'altra che consente al presidente del Consiglio di chiedere il rinvio di udienze in tribunale in processi in cui figura imputato, opponendo propri impegni istituzionali quali il «legittimo impedimento» allo svolgimento delle udienze.

I referendum sono tutti abrogativi, frutto di sottoscrizione (la cui autenticità è stata convalidata dalla Corte di Cassazione) da parte di almeno 500 mila cittadini italiani maggiorenni delle relative proposte avanzate dai diversi comitati promotori. I testi, molto giuridici e ostici a lettura e comprensione del cittadino medio, sono stati avallati dalla Corte costituzionale che li ha ritenuti non in contrasto con principi e norme della Carta.

Il quorum richiesto - Secondo quanto previsto dalla Costituzione (articolo 75), affinché i referendum abbiano valore, occorre che alle urne si rechi il 50% più uno degli elettori aventi diritto.
Trattandosi di referendum abrogativi (i soli che la Costituzione prevede su iniziativa di cittadini, essendo riservati ad istituzioni quali regioni, province, comuni, in casi specifici promuovere anche referendum «consultivi«), gli elettori sono chiamati a dire sì o no all'abrogazione di leggi attualmente in vigore. Il che determina il paradosso che chi è contro nucleare, legittimo impedimento, gestione della erogazione dell'acqua, anche da parte di privati, sulla scheda deve mettere la croce sul sì, mentre chi è a favore deve votare no. Un modo di esprimersi «all'incontrario» ben noto agli italiani fin dalle storiche consultazioni referendarie su divorzio e aborto, spesso foriero di confusione ai seggi e talvolta di errori al momento del voto.