3 maggio 2024
Aggiornato 04:30
Riapre la questione il Ministro Calderoli

La Lega riapre la partita dei Ministeri e parte la strategia dei distinguo

Il Carroccio rompe la tregua con il Premier e accarezza sempre la transizione soft

ROMA - Dura poco più di 24 ore la tregua tra Pdl e Lega sul trasloco dei ministeri al Nord. A riaprire la questione - e pesantemente - è Roberto Calderoli, che a metà mattina diffonde una nota secca e chiarissima: o il Carroccio ottiene quanto chiesto, oppure promuoverà uno sciopero fiscale, sulle orme dei coloni americani che nel '700 chiesero ai dominatori inglesi la possibilità di eleggere propri rappresentanti con lo slogan ripreso dal ministro leghista, No taxation without representation.
A scanso di equivoci, Calderoli chiosa: «E questo è l'ultimo avviso ai naviganti». Ma cosa c'è dietro l'uscita del ministro? Sicuramente, spiegano da via Bellerio, l'irritazione per il modo in cui Silvio Berlusconi sta liquidando la questione, riducendo il tutto all'apertura di semplici «uffici di rappresentanza». Perchè l'obiettivo della Lega è ben altro: «Spostare i dipartimenti dello stesso Calderoli e di Umberto Bossi su a Milano», spiega un parlamentare leghista. Per farlo, peraltro, «basterebbe un decreto di Berlusconi». Parallelamente, proseguirà la raccolta di firme sulla legge di iniziativa popolare che consenta di trasferire al Nord anche ministeri con portafoglio. Iniziativa che però viene ritenuta «di supporto» all'obiettivo più realistico.

LA STRATEGIA DEI DISTINGUO - Ma oltre al merito della questione, è il ragionamento che svolge un dirigente del Carroccio, dietro alla nota di Calderoli c'è anche la volontà di Umberto Bossi di tenere distinta la Lega dall'alleato: «E' finito il tempo in cui Berlusconi e il Capo parlavano con una voce sola». Già due giorni fa Bossi si era smarcato dal premier sul referendum per l'acqua, sostenendo che fossero quesiti «attraenti». E un altro esempio si trova in una partita ben più decisiva del trasloco ministeriale, la nuova legge elettorale. La Lega non ha mai smentito i contatti con Pd e Udc, anzi: ancora oggi un parlamentare vicino a Roberto Maroni spiega che «centristi e democratici aspettano solo un nostro cenno, il nuovo sistema è già stato più che abbozzato».

TRANSIZIONE SOFT - Cenno che potrebbe arrivare nel caso in cui si concretizzasse quanto appare sempre più probabile, la sconfitta della Moratti. «Nella Lega non ci sarebbero suicidi di massa...», osserva un altro parlamentare. Che con interesse osserva anche quanto si muove nel Pdl, ad esempio la lettera a Berlusconi che alcuni ministri stanno limando in questi giorni. Perchè l'unica via d'uscita che per ora ai leghisti sembra praticabile è sempre quella di una transizione soft: «Certo - ragiona un dirigente della Lega - ieri Berlusconi ha messo di traverso il Pdl sulla nuova legge elettorale, e ha escluso un suo passo indietro. Ma se tra qualche altra settimana la situazione della maggioranza dovesse ulteriormente complicarsi, complice qualche nostro distinguo o qualche nostra assenza, magari si potrebbe convincere».