2 maggio 2024
Aggiornato 18:00
Mozioni parlamentari sulla Libia

Berlusconi «apre», ma la Lega tiene la corda tesa. Nodo copertura

Niente incontro tra il Premier e Bossi. Vertice Pdl-Carroccio. Al centro del lavoro di «make up» della mozione leghista ci sono soprattutto due aspetti

ROMA - Mancherà pure qualche «aggiustamento lessicale» come dice il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Di fatto, però, non sono bastate due riunioni separate, una in mattinata del Pdl con Gianni Letta e una pomeridiana dello stato maggiore della Lega, per sciogliere nella maggioranza il nodo delle mozioni parlamentari sulla Libia.

La Camera comincia a discuterne domani. E potrebbe essere domani anche il giorno in cui il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il leader del Carroccio Umberto Bossi tornano a parlarsi faccia a faccia. Un incontro che anche il direttore della 'Padania' aveva pronosticato si potesse tenere in giornata, vista la presenza dei due leader a Milano. Così non è stato, ma il premier e il senatur un paio di messaggi se li sono mandati comunque, anche se a distanza.

Prima di entrare in Tribunale per partecipare all'udienza del processo Mediatrade, Berlusconi ci ha tenuto a mandare un segnale 'rassicurante' all'alleato: la mozione presentata dalla Lega - ha detto - è «condivisibile» e «ragionevole» e potrebbe essere approvata «integralmente» oppure modificata «in parte». Nel pomeriggio è Bossi a lanciare il suo messaggio nella bottiglia al Cavaliere: «Berlusconi non è scemo, non vota per far cadere il governo».
Insomma anche alla vigilia dell'avvio alla Camera dell'esame delle mozioni sulla Libia, la Lega continua a tenere tesa la corda con il Pdl, restando al centro della scena politica, ben consapevole anche del ritorno elettorale che ne può derivare.

Berlusconi, viene riferito, non nasconde di essere infastidito dalla tattica leghista, ma continua a essere convinto di poter ricomporre la frattura con 'l'amico Umberto' e che anche la Lega non ha nessuna intenzione di far cadere il governo. Ma per incassare il massimo 'profitto' - è il ragionamento che viene fatto ai piani alti di palazzo Grazioli - il Carroccio non scioglierà la riserva fino all'ultimo secondo possibile. Ad oggi, da via Bellerio sostengono che la mozione leghista resterà quella depositata, e che sarà il Pdl a convergere su quel testo. Ma neanche i leghisti escludono che il vertice di domani possa portare a qualche modifica.

Si continua dunque a lavorare per trovare una convergenza e anche di questo si è parlato nell'incontro che i vertici del Pdl hanno avuto questa mattina a palazzo Chigi con Gianni Letta e i ministri di Esteri e Difesa, Franco Frattini e Ignazio La Russa.
Durante l'incontro, gli uomini del premier hanno elaborato una serie di proposte di ritocco della mozione leghista da sottoporre poi allo stato maggiore lumbard. Domani a palazzo Chigi si terrà un summit di tutta la maggioranza alla quale non è escluso possa partecipare anche il premier, che volerà nella capitale di primo mattino. Ma - secondo fonti Pdl - la vera svolta potrebbe arrivare dall'atteso incontro tra i due leader che potrebbe tenersi, per l'appunto, domani. Magari sul volo che riporterà a Roma Berlusconi, che potrebbe dare un 'passaggio' a Bossi.

Al centro del lavoro di «make up» della mozione leghista ci sono soprattutto due aspetti. Il primo è quello relativo alla data di fine intervento. Il Pdl 'apre' su questo punto anche se viene fatto notare che un limite temporale non può essere esplicitato e che al massimo si può cercare un 'aggiustamento lessicale' che consenta di rinviare a periodiche verifiche in Parlamento la valutazione del proseguimento della missione. Ma c'è un altro punto su cui le divergenze sono un po' più di sostanza: la copertura finanziaria. Per ora l'intervento va avanti con i fondi di ordinaria gestione del ministero della Difesa. Fondi che però, viene spiegato, possono bastare al massimo per altri 30 giorni. La Lega pretende che la voce 'finanziamento' sia ben coperta senza nuove tasse, ma tra le ipotesi più in voga c'è quella dell'aumento delle accise sulla benzina. Altra opzione, messa in campo dai 'Responsabili', è invece quella di ricavare i fondi da una rimodulazione della presenza militare italiana in altri teatri di guerra.