19 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Educazione cattolica

Giro vite in formazione Preti, più filosofia in seminario

La congregazione vaticana per l'Educazione cattolica ha promulgato un nuovo decreto: «Nell'era web alla teologia serve la metafisica»

CITTÀ DEL VATICANO - Poca filosofia. Insegnanti inadeguati, e magari laici. Più in generale, una diffusa «sfiducia», nella società, nella possibilità di «giungere ad una verità obiettiva e universale». Partendo da queste considerazioni la congregazione vaticana per l'Educazione cattolica ha promulgato, con l'avallo del Papa, un «decreto di riforma degli studi ecclesiastici di filosofia».

«Di fronte alla debolezza della formazione filosofica - ha detto il segretario del dicastero vaticano, il domenicano Jean-Louis Brugues, nella conferenza stampa di presentazione del documento - il decreto ribadisce l'importanza delle materie sistematiche: la sola conoscenza della storia della filosofia e delle varie correnti non basta. L'informazione non è formazione. Quest'ultima consente di acquisire un giudizio e un discernimento nell'ambito propriamente filosofico, oggi ancora più necessario che prima di fronte all'accesso alle conoscenze facilitato da internet».

Nel decreto si sottolinea che «tra i mutamenti della cultura dominante, alcuni, particolarmente profondi, riguardano la concezione della verità. Molto spesso, infatti, si riscontra una sfiducia nei confronti della capacità dell'intelligenza umana di giungere ad una verità obiettiva e universale, con la quale le persone possono orientarsi nella loro vita». Ha chiosato il presidente della congregazione vaticana, card. Zenon Grocholewski: «La debolezza della formazione filosofica in molte istituzioni ecclesiastiche, con l'assenza di precisi punti di riferimento, soprattutto riguardo alle materie da insegnare e la qualità dei docenti. Questa debolezza è, inoltre, accompagnata dalla crisi degli studi filosofici in genere in un'epoca in cui la ragione stessa è minacciata dall'utilitarismo, dallo scetticismo, dal relativismo, dalla sfiducia della ragione di conoscere la verità riguardo ai problemi fondamentali della vita, dall'abbandono della metafisica; perfino talvolta il concetto della filosofia non appare chiaro». A dare la misura della sproporzione che vi è oggi tra gli studi filosofici e quelli teologici è il numero delle facoltà nel mondo illustrati in conferenza stampa: 50 di filosofia contro 400 di teologia.

Monsignor Brugues ha messo in evidenza che «l'esperienza dimostra che non è raro che manchi un corpo docente abbastanza qualificato in filosofia (ad esempio i corsi saranno affidati a teologi che hanno ricevuto una vaga formazione filosofica), o che siano impiegati quasi esclusivamente docenti esterni, e quindi non stabili, o insegnanti con un grado civile e non ecclesiastico in filosofia». Di conseguenza, «gli insegnanti devono essere adeguatamente qualificati, vale a dire, in possesso di un dottorato in filosofia. In linea di principio, questo titolo deve essere ecclesiastico. Data la difficoltà di ottenere un dottorato ecclesiastico in filosofia, il documento prevede le condizioni per accogliere un insegnante con un dottorato non-ecclesiastico». Inoltre, gli studenti in seminario devono studiare filosofia per tre anni e «la facoltà ecclesiastica di filosofia deve avere un numero minimo di docenti stabili, vale a dire sette. Il criterio centrale è quello che si applica a tutte le facoltà ecclesiastiche: devono essere coperte le materie fondamentali». Il domenicano Charles Morerod ha sottolineato, nel corso della conferenza stampa, «l'importanza della metafisica per lo studio della teologia».