25 aprile 2024
Aggiornato 17:00
Oggi vertice politico e militare a Palazzo Chigi

Libia, L'Italia non si tirerà indietro

«Non ci sottrarremo» ha detto il ministro La Russa. Pronti a mettere a disposizione velivoli e basi aeree

ROMA - Convocata d’urgenza una riunione politico-miltare. Tra i ministri, saranno presenti fra gli altri il titolare della Difesa Ignazio La Russa e quello degli Esteri Franco Frattini. Parteciperanno alla discussione anche i servizi di sicurezza e i vertici militari.
Il contributo italiano alla no fly zone è al centro del vertice interministeriale sulla situazione in Libia, previsto intorno a mezzogiorno a palazzo Chigi. Lo riferiscono fonti governative.

LA RUSSA E FRATTINI RIFERISCONO IN PARLAMENTO - I ministri della Difesa, Ignazio La Russa, e degli Affari Esteri, Franco Frattini, riferiranno oggi alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato sulla situazione in Libia e l'eventuale partecipazione italiana alla missione militare per l'imposizione della no fly zone in Libia. I ministri riferiranno nell'aula della Commissione difesa del Senato alle ore 14.

L’ITALIA NON RESTERA’ FUORI DALL’INTERVENTO IN LIBIA - Nonostante l'avvertimento di Tripoli - «l'Italia resti fuori» dall'intervento militare -, anche il nostro paese parteciperà alle operazioni per la no fly zone. «Non ci sottrarremo», ha confermato il ministro Ignazio La Russa. Il nostro paese potrebbe mettere a disposizione basi aeree e velivoli. Secondo quanto si è appreso, si starebbe pensando Trapani Birgi in Sicilia, e Gioia del Colle in Puglia. Nell'isola, avrà certamente un ruolo di primo piano anche la base Usa di Sigonella. Non è escluso, ma al momento appare una soluzione remota, che si possa fare ricorso anche a Pantelleria e Lampedusa.

BERSANI: FINALMENTE LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE SI E’ MOSSA CONTRO GHEDDAFI - Sulla Libia «alla buon'ora la comunità internazionale ha detto una cosa chiara», cioè che Gheddafi «è una persona che noi riteniamo criminale e che noi vogliamo mandare al tribunale dell'Aia». Ha commentato così la risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu il leader del Pd Pier Luigi Bersani, arrivando al Teatro Regio, tra gli applausi della gente, teatro dove è atteso il capo dello Stato Giorgio Napolitano.

DOBBIAMO FERMARE I BOMBARDAMENTI SU BENGASI - «Non possiamo permettergli di bombardare Bengasi, quindi ci sono gli strumenti per applicare la risoluzione dell'Onu», ha aggiunto Bersani, il cui auspicio è che «Gheddafi alla luce di questa posizione più ferma e più netta della comunità internazionale, blocchi l'operazione».
«Altrimenti - ha concluso il segretario del Pd - bisogna impedire che Gheddafi bombardi la sua gente a Bengasi».

L’ARMAMENTO ITALIANO PER LA MISSIONE NON FLY ZONE - Quanto all'eventuale impiego di aerei, probabile l'utilizzo dei caccia F-16 e degli Eurofighter. Possibile anche il ricorso agli Harrier Av8. Particolarmente adatti alla missione di bombardamento delle difese aeree nemiche, riferisce una fonte, sarebbero inoltre i Tornado, che furono impiegati per compiti analoghi in Kosovo, assieme a velivoli tedeschi.

LA RISOLUZIONE DELL’ONU - Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione 1973 che autorizza la no fly zone sulla Libia e il ricorso a «tutte le misure necessarie» per proteggere la popolazione civile dalla minaccia rappresentata dalle forze leali al colonnello Muammar Gheddafi, fatta eccezione per un intervento terrestre. La misura è stata varata con dieci voti favorevoli, zero contrari e cinque astenuti, tra cui Cina e Russia, che non hanno esercitato il proprio diritto di veto, e Germania. Funzionari americani ed europei hanno subito fatto sapere che un attacco aereo contro le forze fedeli a Gheddafi è possibile «nell'arco di ore». E nella notte il presidente degli Stati uniti Barack Obama ha chiamato il capo di stato francese Nicolas Sarkozy e il primo ministro britannico David Cameron per coordinare una strategia: «la Libia deve conformarsi immediatamente alla risoluzione e le violenze contro la popolazione civile devono finire», hanno concordato i tre leader.

BERLUSCONI INFORMA NAPOLITANO - Subito dopo il voto dell'Onu, anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha avuto un colloquio con il ministro della Difesa Ignazio La Russa e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta per discutere della situazione in Libia.

TRIPOLI CAMBIA STRATEGIA: PRONTA AL CESSATE IL FUOCO - Tripoli, che si è detta pronta a un cessate il fuoco «di cui bisognerà però discutere i dettagli preventivamente, ha fatto sapere che «la risoluzione traduce un atteggiamento aggressivo della Comunità internazionale, minaccia l'unità della Libia e la sua stabilità». Intanto, l'Unione europea ha salutato con soddisfazione l'approvazione della risoluzione 1973 e si è detta pronta a «metterla in pratica», nei limiti delle sue competenze.

OGGI LA NATO DECIDE LA STRATEGIA - La Nato, da parte sua, esaminerà oggi il testo della risoluzione per decidere la sua strategia. «Qualsiasi decisione della Nato si baserà sulle tre condizioni che ha ricordato giovedì scorso il segretario generale Anders Fogh Rasmussen, cioè la necessità dimostrata di un intervento, l'esistenza di un mandato giuridicamente chiaro e il sostegno delle organizzazioni regionali interessate», ha sottolineato una fonte diplomatica.

LA SITUAZIONE SUL CAMPO - Gli attacchi aerei contro le truppe di Gheddafi, autorizzati dalla risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza dell'Onu, avranno luogo «in tempi rapidi». La situazione sul terreno non ammette altre esitazioni: le truppe fedeli a Muammar Gheddafi stanno pesantemente bombardando la città di Misurata. E così, a poche ore dal via libera delle Nazioni unite, è la Francia a lanciare il primo avvertimento a Tripoli. Che non ha atteso troppo per replicare: «la Libia non ha paura. Non aiuterete il popolo se ci bombarderete per uccidere i libici. Distruggerete il nostro paese. Qui nessuno è contento», ha affermato uno dei figli del colonnello Saif el Islam.

LA FRANCIA PRONTA A COLPIRE. LA GERMANIA NON PARTECIPA MA «COMPRENDE» - Numerosi i paesi che hanno annunciato già la loro partecipazione alle operazioni militari. A parte la Francia, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna - il premier David Cameron spiegherà oggi al parlamento i dettagli della partecipazione britannica -, il Canada ha annunciato l'invio di sei cacciabombardieri, mentre la Norvegia ha assicurato la sua collaborazione. La Danimarca, d'altro canto, chiederà il via libera per l'invio degli F-16, mentre Varsavia ha sottolineato che garantirà appoggio logistico, senza intervenire direttamente nella missione. Il Qtar, infine, è stato il primo paese dell'area del Golfo ad annunciare ufficialmente la sua adesione.

LA RUSSIA: E’ FUORI QUESTIONE UN NOSTRO INTERVENTO - Il Capo di Stato maggiore delle forze armate russe Nikolai Makarov esclude la possibilità di un intervento russo nelle operazioni militari contro la Libia, sancite stanotte da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. «E' fuori questione» ha detto Makarov a Interfax.