Libia, Berlusconi punta il dito: Esilio? Lo hanno reso impossibile
Il Presidente del Consiglio: «Gheddafi non più interlocutore dell'Unione Europea». Vertice serale sull'euro
BRUXELLES - Incerottato, quasi sofferente. Silvio Berlusconi, al termine della maratona continentale convocata per sbrogliare il nodo dell'emergenza libica, incontra i cronisti per pochi minuti, prima di immergersi in una nuova riunione per il Patto sull'euro. Il Cavaliere vuole fornire la propria lettura del documento sottoscritto a Bruxelles e i titoli delle agenzie raccontano di un'ulteriore presa di distanze dal Colonnello, non considerato più un «interlocutore» per la comunità internazionale. E però Berlusconi, convinto forse che il dossier Gheddafi non sia stato gestito nel migliore dei modi in ogni sua fase, non si lascia sfuggire l'occasione di polemizzare con chi, proponendo di sottoporre il Colonnello alla giustizia internazionale, ha reso impossibile una soluzione pacifica come quella dell'esilio.
Certo, Gheddafi sembra essere ormai un capitolo chiuso, dopo anni di collaborazione mai nascosta con il rais. E però il premier, quando parla di lui, si richiama sempre (e non a caso) alla posizione comune europea. Lo fa quando lo descrive come un interlocutore non più credibile (mentre lo è diventato il Consiglio degli insorti a Bengasi), torna a farlo quando ricorda che nel documento non c'è spazio per la no fly zone, affogata nella formula «attenti a tutte le opzioni». D'altra parte, giura Berlusconi, con Gheddafi «ho parlato una sola volta, due o tre settimane fa». Quanto alla proposta francese di raid mirati, si registra un nulla di fatto: «Non se nè nemmeno parlato».
L'opzione dell'esilio del leader libico, come detto, permette a Berlusconi di punzecchiare chi si era fatto promotore di un giudizio del Tribunale penale internazionale per Gheddafi: così si «è radicata in lui l'idea di restare al potere: credo che nessuno può fargli cambiare opinione», dice il presidente del Consiglio.
E poi c'è il capitolo solidarietà. Il Cavaliere, è lui stesso a riferirlo, ha invitato nel corso della riunione gli altri leader Ue a «seguire l'esempio dell'Italia» in fatto di aiuti umanitari.
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