19 aprile 2024
Aggiornato 11:30
«Gesù di Nazareth»

Papa: La storia di Gesù non è una favola

Pubblicato il secondo volume di una trilogia. Libro-intervista: Ormai è stile Ratzinger

CITTÀ DEL VATICANO - Il Papa teologo torna in libreria con un volume ponderoso. Solo pochi mesi fa Benedetto XVI ha rotto gli schemi con un libro-intervista, Luce del mondo, nel quale ha dato risposte poco scontate e molto franche a domande sul preservativo e le dimissioni di un Pontefice, i sacerdoti che si vogliono sposare e il futuro della Chiesa mondiale. Nel 2007 aveva dato alle stampe la prima parte di una rilettura della vita di Gesù. Oggi esce il secondo volume dell'opera, che copre le vicende della morte e della risurrezione di Cristo. Un volume di quasi 350 pagine - stampato in oltre un milione di copie dalla Libreria editrice vaticana e pronto alla traduzione per 22 paesi diversi e alla versione e-book - che, nella prefazione, già preannuncia la terza e ultima parte dell'opera, un libro sull'infanzia di Cristo, «se per questo mi sarà ancora data la forza», scrive Joseph Ratzinger.

STILE DI GOVERNO - Per il Papa-teologo, per l'ex professore universitario tedesco, quella della produzione letteraria, anche da Pontefice, si sta dimostrando, ben più che una produzione feconda e di successo, una forma di apostolato e uno stile di governo. Oltre alle encicliche (la lettera sociale Caritas in veritate, da ultimo, e, prima, due encicliche su carità e speranza, Deus caritas est e Spe salvi, alla quale dovrebbe seguirne una sulla fede per concludere la triade delle virtù teologali), Benedetto XVI ama rivolgersi direttamente ai fedeli e al grande pubblico per spiegare la fede cattolica e i suoi fondamenti.

GESÙ REALE - L'obiettivo dell'opera su Gesù di Nazaret è quella di compiere una ricognizione sul «Gesù reale». Ratzinger vuole superare tanto le riduzioni pseudo-scientifiche di Cristo quanto le esaltazioni esoteriche, liquida con una punta di stizza certi studi divulgativi («Mi sembra presuntuoso e insieme sciocco voler scrutare la coscienza di Gesù«) e, soprattutto, intende voltare pagina rispetto al metodo storico-critico, che, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta, ha costituito un punto di riferimento dell'esegesi cattolica e protestante con l'intenzione di vagliare con il massimo rigore la ricostruzione storica degli eventi narrati dal Vangelo. «Se la esegesi biblica scientifica non vuole esaurirsi in sempre nuove ipotesi diventando teologicamente insignificante - scrive il Papa - deve fare un passo metodologicamente nuovo e riconoscersi nuovamente come disciplina teologica, senza rinunciare al suo carattere storico». Molti gli autori citati nelle note, minuziose come solo un professore sa fare, e non mancano nomi italiani come Vittorio Messori e il card. Angelo Amato (il biblista Carlo Maria Martini è menzionato all'interno di un'opera collettiva). Ma il maggior numero di riferimenti è dedicato a teologi tedeschi, e nel novero abbondano nomi di spicco di studiosi protestanti (Bonhoeffer, Moltman, Bultman). Il Papa torna a criticare anche la teologia della liberazione quando, a proposito della presunta violenza con la quale Gesù scaccia i mercanti dal tempio, contesta la «interpretazione politico-rivoluzionaria» propria di un'interpretazione che «negli anni sessanta ha suscitato un'onda di teologie politiche e di teologie della rivoluzione».