20 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Rivelazioni di Wikileaks

Spogli: «Italia forte alleato ma in declino»

Rapporto conclusivo alla segreteria di Stato dell'Ambasciatore americano in Italia: «Berlusconi simbolo involontario della situazione italiana»

ROMA - A conclusione del suo mandato come ambasciatore americano in Italia, Ronald Spogli scriveva un rapporto conclusivo alla segreteria di Stato. Nelle sue note conclusive - pubblicate oggi dal sito dell'Espresso - il ritratto ambivalente di un paese considerato un alleato «forte» ma, dice il diplomatico, non sempre «ideale» degli Stati Uniti. E Spogli insiste molto sul «declino» dell'Italia. Quanto al premier Berlusconi, per Spogli egli è diventato il simbolo di questo stato di cose. E in ogni caso è «chiara» la sua «volontà di anteporre i propri interessi personali a quelli dello stato».

«Lungo tutto il periodo del dopoguerra, in particolare dalla fine della guerra fredda - scrive Spogli - 'Italia ha dimostrato di essere un partner solido, serio e affidabile per la politica USA, soprattutto verso le questioni internazionali a cui teniamo di più. In fin dei conti, l'Italia ha sempre contribuito in modo sostanziale, sia operativamente sia politicamente, alla realizzazione degli obiettivi condivisi, sebbene non sia stato sempre riconosciuto al governo italiano lo stesso grado di legittimazione riservato ad altri alleati. Considerati i compiti strategici che si profilano in futuro, e le richieste che faremo a breve, su questioni che vanno dall'Afghanistan alla chiusura di Guantanamo, varrebbe la pena di fare un piccolo investimento iniziale per spianarci la strada».

«Questo non significa che l'Italia - precisa però il diplomatico - rappresenti sempre il partner ideale per sostenere gli sforzi degli Usa. Il lento ma sostanziale declino economico del Paese minaccia la sua capacità di avere un peso sulla scena internazionale. E la sua classe dirigente dimostra spesso di non avere una visione strategica - caratteristica sviluppatasi attraverso decenni di coalizioni di governo instabili e di breve durata. Le istituzioni italiane non sono sviluppate come sarebbe opportuno aspettarsi da un moderno Paese europeo. La mancanza di volontà e l'incapacità dei leader italiani di affrontare i problemi strutturali che affliggono la loro società - un assetto economico non competitivo, la decadenza delle infrastrutture, il debito pubblico che aumenta, la corruzione endemica - continuano a essere fonte di preoccupazione per i suoi partner, e danno l'impressione di un governo inefficiente e debole».

«Il primo ministro Silvio Berlusconi è involontariamente diventato il simbolo di questo processo. Le sue continue gaffe e la sua povertà di linguaggio hanno più di una volta offeso gran parte del popolo italiano e molti leader europei. La sua chiara volontà di anteporre i propri interessi personali a quelli dello stato, il suo privilegiare le soluzioni a breve termine a discapito di investimenti lungimiranti, il suo frequente utilizzo delle istituzioni e delle risorse pubbliche per ottenere benefici elettorali sui suoi avversari politici hanno danneggiato l'immagine dell'Italia in Europa, creato un tono disgraziatamente comico alla reputazione dell'Italia in molti settori del governo statunitense».