5 maggio 2024
Aggiornato 04:00
Si riparla di bloccare le intercettazioni

Il Pdl: recuperiamo il ddl intercettazioni

Di Pietro: vogliono paralizzare il lavoro dei giudici. Per Violante il problema è che solo da noi e in Sudamerica finiscono sui giornali

ROMA - «Il ddl sulle intercettazioni va recuperato con urgenza dal binario morto su cui lo hanno fatto scivolare le opposizioni, per restituire agli italiani la garanzia della tutela della loro vita privata». Lo dichiara Antonio Leone (PdL), vicepresidente della Camera dei deputati.
«I giornali - aggiunge - sono invasi da frammenti di colloqui telefonici senza alcuna rilevanza giudiziaria, carpiti all'insaputa degli interessati e dati in pasto, senza controlli, a quei settori dell'opposizione che imbastiscono processi di piazza come neppure ai tempi dell'Inquisizione. E' una barbarie - prosegue Leone - incoraggiata da una minoranza della magistratura che persegue da anni il ribaltamento delle scelte volute dagli elettori italiani.

CI COSTANO 300 MILIONI L’ANNO - Questa discutibile manovra - conclude il vicepresidente della Camera - ci costa oltre 300milioni l'anno, record mondiale per l'Italia fra chi indaga spiando dal buco delle serrature, e soprattutto alimenta una pericolosa contrapposizione fra poteri dello Stato».

DI PIETRO: FATE LE RIFORME PER I CITTADINI ONESTI NON PER QUELLI DISONESTI - «Il nostro paese ha bisogno di riforme per i cittadini onesti non per quelli disonesti. Togliere le intercettazioni ai magistrati è come togliere il bisturi in sala operatoria, non si potranno più fare interventi per la legalità.
Bisogna fermare questi provvedimenti ad personam prima che sia troppo tardi». Così Antonio Di Pietro, leader Idv, interviene sull'ipotesi di un decreto sulle intercettazioni da parte del governo.

VIOLANTE: C’E’ UN INTRECCIO MALATO FRA INDAGINI E STAMPA - «Cose del genere avvengono solo in Italia e in alcuni paesi del Centro e Sudamerica». Il democratico Luciano Violante definisce così, in una intervista al Corriere della Sera, «l'intreccio malato tra indagini e informazione» che vede la pubblicazione sui giornali di lenzuolate di intercettazioni.
Per Violante «non si è ancora stabilito il giusto equilibrio tra riservatezza delle indagini, tutela dei diritti delle persone coinvolte e diritto dell'opinione pubblica a conoscere e controllare». In Italia, conclude l'ex presidente della Camera, il problema non è l'abuso delle intercettazioni, che «solo il magistrato può autorizzare» al contrario di altri Paesi in cui «polizia e servizi di sicurezza possono agire autonomamente» ma la differenza è che altrove «le intercettazioni non finiscono sui giornali».