1 maggio 2024
Aggiornato 01:30
Federalismo

Fallisce la mediazione di Calderoli, resta il no delle opposizioni

Domani la Bicamerale vota e salvo sorprese sarà pareggio. Un risultato che comunque non dovrebbe compromettere il cammino del federalismo fiscale, visto che anche Silvio Berlusconi ha assicurato che il governo emanerà in ogni caso il decreto

ROMA - Un pò di suspence l'aveva regalata Mario Baldassarri, incontrando stamattina Silvio Berlusconi e Roberto Calderoli. Ma alla fine, nonostante le modifiche apportate in extremis dal ministro leghista, anche il senatore finiano sembra orientato verso il no al decreto sul fisco municipale. Domani in Bicamerale dunque, a meno di sorprese clamorose, il risultato del voto finale dovrebbe essere di 15 a 15, con la bocciatura del parere di maggioranza così come di quello di minoranza. Un risultato che comunque non dovrebbe compromettere il cammino del federalismo fiscale, visto che anche Silvio Berlusconi ha assicurato che il governo emanerà in ogni caso il decreto.

Restano tutti da vedere, però, i passi formali che porteranno all'emanazione del decreto. Le interpretazioni sono divergenti: per il presidente della Bicamerale Enrico La Loggia, il risultato di pareggio porta alla non espressione di alcun parere, e dunque il governo può emanare il decreto senza neanche passare dalle Camere per la relazione prevista invece in caso di mancato adeguamento al parere della Commissione. Per le opposizioni però, in questo caso il governo sarebbe costretto a tornare al testo originale, senza le modifiche che sarebbero state apportate con il parere. Ovvero salterebbero anche i cambiamenti concordati con l'Anci che hanno portato al sì dei sindaci. Una parola definitiva su questo arriverà domani, con il parere dei presidenti di Camera e Senato chiesto da La Loggia. Fini e Schifani si esprimeranno solo dopo il voto della Bicamerale, ma secondo indiscrezioni il presidente di Montecitorio propenderebbe per l'obbligo di tornare al testo originale licenziato in Consiglio dei Ministri. E in quel caso, se il governo volesse confrmare le modifiche, dovrebbe ripartire con tutto l'iter approvando un nuovo decreto in Cdm.

Calderoli oggi ha calato tutte le sue carte, pur di convincere almeno un esponente dell'opposizione se non altro all'astensione. Sforzi che si sono concentrati in particolare sul finiano Mario Baldassarri, ricevuto a palazzo Grazioli dal premier insieme al ministro leghista. Calderoli ha accolto la richeista di sostituire con la compartecipazione all'Iva la prevista compartecipazione all'Irpef, modifica approvata all'unanimità in Bicamerale; e ha aperto all'istituzione di un fondo per gli sgravi fiscali agli inquilini. Ma su quest'ultimo punto la trattativa si è arenata, con le opposizioni e Baldassarri in testa che chiedevano fondi certi per almeno un miliardo, e il governo che non è andato oltre un rinvio alla legge di stabilità con «l'impegno politico» di Berlusconi. Troppo poco, per le opposizioni, e così i due emendamenti sono stati posti in votazione entrambi, risultando entrambi bocciati con il pareggio 15 a 15. Stessa sorte, sottolineano le opposizioni, per tutti gli altri emendamenti di maggioranza: Pd, Idv e terzo polo hanno sempre votato compatti, confermando i loro 15 voti.

Una situazione che si dovrebbe dunque replicare domani. Al termine dei voti sugli emendamenti, i giudizi sono secchi: «I miglioramenti sono largamente insufficienti, l'Idv conferma il no», dice Felice Belisario; «Modifiche deludenti», dice il Pd Giuliano Barbolini, che pure aspetta la riunione dei gruppi per dare l'orientamento definitivo; «Il nostro giudizio resta molto negativo», dice Linda Lanzillotta per l'Api. E alla fine arriva anche il no di Baldassarri: «Restano gli squilibri, non è un provvedimento pienamente federalista. Il governo ha detto sì all'Iva, ma no alla cedolare secca, all'Imu sulla prima casa e no al fondo per gli inquilini». Dunque voterà contro? «Traete voi le conclusioni...».