1 settembre 2025
Aggiornato 04:00
Sentenza Cuffaro

Di Pietro: la Giustizia ha fatto il suo dovere

Lo scrive il presidente dell`Italia dei Valori: «Pd avvisato e mezzo salvato: Lombardo erede di quel sistema»

ROMA - «Poveraccio quel Paese in cui ci si deve stupire se un politico condannato, invece di gridare che i magistrati sono dei farabutti e di denunciare complotti contro di lui, ha dichiarato - dopo aver appreso della condanna definitiva a 7 anni di reclusione per favoreggiamento alla mafia - di rispettare la magistratura e, invece di darsi alla fuga (come ha fatto a suo tempo il latitante Craxi, a cui ieri hanno incoscientemente inaugurato una strada a Lissone ) si è andato a costituire al carcere di Regina Coeli». Lo scrive il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, sul suo blog www.antoniodipietro.it.

«Non sappiamo se Cuffaro si sia comportato in tal modo - continua Di Pietro - per chiudere con uno scatto di dignità ed orgoglio la sua carriera politica ma ce e glielo auguriamo) oppure se sia solo un'ennesima trovata per confondere le acque e per poter usufruire prima, e più rapidamente, di qualche sconto di pena o beneficio carcerario. Sappiamo, però, che il carcere per i condannati definitivi per fatti gravi (come quelli per cui è accusato Cuffaro, ma anche per altri reati come la prostituzione minorile o la concussione, reati per i quali è accusato Berlusconi) dovrebbe essere la norma. Invece, è un caso eccezionale e per questo, in attesa di verificare la bontà delle intenzioni di Cuffaro, bisogna riconoscergli un rispetto delle istituzioni che è mancato e manca ad altri politici pure finiti sotto inchiesta e soprattutto manca al Presidente del Consiglio Berlusconi».

«La sentenza definitiva di Palermo - prosegue il leader Idv - conferma quello che noi dell'Italia dei Valori sapevamo e sappiamo benissimo, e che ripetiamo da anni, e cioè che nel nostro Paese la giustizia c'è e funziona bene. Ma i Cuffaro non vengono dal niente, non spuntano di notte come i funghi. Sono anche loro figli di un sistema di potere e di corruzione diffusa, sono il risultato di un intreccio fra la politica e il malaffare che c'è ancora e che non finisce certo con la condanna di Totò Cuffaro. Mettere fine a quel sistema di potere è compito della politica, non della magistratura».

«Questo compito, oggi in Sicilia - avverte Di Pietro - non lo sta certo assolvendo la nuova maggioranza radunata intorno al presidente Lombardo, l'erede del potere e dei metodi di Cuffaro. Per questo, noi dell'Italia dei Valori, in Sicilia, non siamo entrati e non entreremo in una maggioranza che non ha nessuna intenzione di combattere il sistema di potere dei Totò Cuffaro e dei Michele Aiello. E per questo non potrà mai contare sul sostegno di chi, come noi, è nato per battere quel sistema corrotto di potere e quel modo di intendere la politica.

Partito democratico avvisato mezzo salvato: sì perché il PD è oggi al Governo regionale in appoggio del governatore Lombardo, erede politico del metodo clientelare di Cuffaro (ma anch'egli sotto indagine per fatti di mafia)».