Papa: in Italia serve concordia
Il Pontefice al nuovo Ambasciatore presso la Santa Sede: «Conservi il tesoro prezioso della Fede cristiana»
CITTÀ DEL VATICANO - «Vorrei assicurare che la mia preghiera accompagna da vicino le vicende liete e tristi dell'Italia, per la quale chiedo al Datore di ogni bene di conservarle il tesoro prezioso della fede cristiana e di concederle i doni della concordia e della prosperità»: così il Papa nel discorso pronunciato al nuovo ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Francesco Maria Greco.
Quando in Italia sono state «negate, dimenticate o emarginate» le radici cattoliche «si sono causati pericolosi squilibri e dolorose fratture nella vita sociale del Paese», secondo il Papa, che ha ricordato l'anniversario dei 150 anni dell'unità d'Italia.
COLLABORARE - «Uno degli aspetti più rilevanti di quel lungo, a volte faticoso e contrastato, cammino, che ha condotto all'odierna fisionomia dello Stato italiano - afferma Benedetto XVI - è costituito dalla ricerca di una corretta distinzione e di giuste forme di collaborazione fra la comunità civile e quella religiosa, esigenza tanto più sentita in un Paese come l'Italia, la cui storia e cultura sono così profondamente segnate dalla Chiesa cattolica e nella cui capitale ha la sua sede episcopale il Capo visibile di tale Comunità, diffusa in tutto il mondo. Queste caratteristiche, che da secoli fanno parte del patrimonio storico e culturale dell'Italia, non possono essere negate, dimenticate o emarginate; l'esperienza di questi 150 anni - conclude il Papa - insegna che quando si è cercato di farlo, si sono causati pericolosi squilibri e dolorose fratture nella vita sociale del Paese».
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