7 maggio 2024
Aggiornato 15:00
Riforma della Giustizia

Fini: non ridurre i componenti togati del Csm

Il Presidente della Camera: «La composizione attuale è adeguatamente bilanciata»

ROMA - Non ridurre i componenti togati del Csm, pena un rischio sull'imparzialità dello stesso Consiglio superiore della magistratura. Lo ha detto il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel suo intervento a Bari.
Per «assicurare l'autonomia della magistratura dagli altri poteri, la Costituzione ha previsto un organo di autogoverno», il Csm, la cui composizione del Csm è «in strettissimo rapporto con la funzione che al Csm si vuole attribuire». E una composizione non limitata ai membri togati, ma con un terzo di componenti laici «a me pare ancor oggi adeguatamente bilanciata.

Rischio interferenze - Un eccessivo peso attribuito alla parte 'non togata' del Csm esporrebbe inevitabilmente questo organo a forti interferenze da parte del potere politico. In questo modo, si minerebbero proprio i principi basilari che l'articolo 104, primo comma, della Costituzione vuole assicurare, ovvero quelli della autonomia e della indipendenza della magistratura. Le conseguenze, quasi inevitabili, di un simile ribaltamento sarebbero rappresentate dai gravi rischi per l'imparzialità del giudice nell'applicazione della legge e per il rispetto, in materia penale, dello stesso principio di legalità». Se poi, continua Fini, «le ragioni delle modifiche proposte sono giustificate col clima di tensione che vede contrapposti, da un lato, la magistratura o parti di essa e, dall'altro, frange pur rilevanti del potere politico, simili soluzioni appaiono ancor più rischiose». Inoltre, ha detto Fini, «se appare non accettabile la ricomposizione del Csm con una prevalenza di membri laici, ancor più lo sarebbe l'attribuzione al Ministro della Giustizia dei poteri più classici spettanti in esclusiva al Csm».