Sulla riforma i finiani mettono i paletti
Polemica Di Pietro-Bersani sul referendum contro il lodo Alfano, poi la tregua
ROMA - Sulla riforma della giustizia, «non tutto è risolto», lo dice il finiano Fabio Granata. Gianfranco Fini ha riunito i suoi, oggi pomeriggio, e dall'incontro non è uscito un sì incondizionato ma una serie di paletti ben precisi rispetto alle bozze preparate fin qui dal Guardasigilli Angelino Alfano: «Sono stati introdotti nuovi principi - ha spiegato Giulia Bongiorno - che non possiamo condividere. In particolare, le nuove funzioni e la composizione a maggioranza laica del Csm, i nuovi poteri conferiti al ministro della Giustizia e la nuova collocazione della polizia giudiziaria non più alle dirette dipendenze della magistratura».
Richieste di modifica che arrivano proprio nel giorno in cui, invece, il vice-presidente del Csm Michele Vietti aveva mandato segnali giudicati positivi dal Pdl Gaetano Quagliariello. «Va data un'indicazione sulle 'priorità' dei reati da perseguire - ha detto Vietti - perché non è possibile che ce ne sia una diversa a seconda delle zone d'Italia».
Sul fronte dell'opposizione, intanto, Pd e Udc annunciano una mozione parlamentare comune che «riscriva l'agenda» della riforma della giustizia, mentre Antonio Di Pietro polemizza con Pier Luigi Bersani sulla primogenitura del referendum sul 'lodo Alfano costituzionale'.