23 aprile 2024
Aggiornato 08:30
La crisi nel centrodestra

Italiafutura: dar vita ad un nuovo accordo programmatico

L'associazione di Montezemolo: «Un patto che contenga esclusivamente i provvedimenti che servono alle famiglie e alle imprese italiane»

ROMA - «Esiste una via d'uscita a questa situazione politica che rischia di prolungare la fase di stallo del nostro paese? A nostro avviso si. E' necessario dar vita ad un nuovo accordo programmatico che contenga esclusivamente i provvedimenti che servono alle famiglie e alle imprese italiane. Invece di cercare nelle prossime settimane il casus belli che dia il via allo scontro tra alleati il Governo provi a ripartire da iniziative che possono rinsaldare la maggioranza e ricevere anche appoggio da un'area politica più ampia. Da ciò potremmo misurare se l'accordo raggiunto ieri rappresenta una nuova ripartenza o se è invece solo una pausa tattica per riorganizzare le forze in vista dell'ennesima ordalia elettorale». E' quanto rilevano Carlo Calenda e Andrea Romano in un articolo pubblicato sul sito di Italiafutura, l'associazione di Luca Cordero di Montezemolo.

MANCA IL PROGETTO - «Con toni diversi» la Cei, Confindustria, sindacati e banchieri «hanno manifestato tutti la stessa preoccupazione: il livello del dibattito politico mette in evidenza l'assoluta mancanza di una visione e di un progetto per l'Italia. All'assenza di risposte - prosegue l'articolo - si è contrapposto il quotidiano stillicidio di dichiarazioni autoreferenziali, comprensibili unicamente ai politici di professione. Elezioni a novembre, no a dicembre, forse meglio a marzo. La piazza, le truppe padane, i ribaltoni. I governi tecnici, di unità nazionale, di larghe intese. I poli del primo, del secondo e del terzo tipo».
«La nostra classe dirigente politica - prosegue Italiafutura - non ci ha fatto mancare davvero nulla quest'estate. Tranne forse la risposta ad una semplice domanda. Perché dovremmo andare alle elezioni, in un momento ancora molto precario per l'economia internazionale, quando i tre leader della maggioranza continuano a giurare fedeltà al programma elettorale? In questi giorni abbiamo sentito parlare molto dei diritti che spettano a chi ha vinto le elezioni e molto poco dei doveri che dalla vittoria discendono. Il dovere di fare le riforme promesse agli elettori, giustizia e federalismo tra le altre, nell'interesse esclusivo del paese. Il dovere di governare, se non vi è un dissenso politico insanabile sul programma con cui si sono vinte le elezioni. Venir meno a questi doveri rappresenta un «ribaltone» e un tradimento degli elettori peggiore di qualunque governo tecnico. E finalmente sembrano averlo capito anche i politici che più spingevano per la soluzione elettorale. Nell'incontro di ieri Berlusconi è riuscito a ricondurre Bossi e Tremonti a più miti consigli».