18 aprile 2024
Aggiornato 08:30
'Ndrangheta

Blitz nei bunker dei boss Bellocco: 8 arrestati

Nascondevano latitanti nei covi sottoterra, 10 mln di beni sequestrati

REGGIO CALABRIA - Sono 8 gli affiliati alla cosca Bellocco arrestati all'alba dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Reggio Calabria. Portavano cibo, armi, messaggi e permettevano ai capocosca di impartire ordini dai bunker dove si nascondevano, oltre 14 i covi, sepolti sotto terra, dove i boss trascorrevano le loro lunghe latitanze, trovati dai militari. Per anni sfuggirono così alla cattura dei Carmelo e Gregorio Bellocco, catturati dagli uomini del Ros nel 2005 e nel 2007, all'epoca inseriti tra i 30 ricercati più pericolosi. Gregorio Bellocco nel 2003, riuscì persino a dileguarsi da un covo nel territorio di Anoia quando le forze dell'ordine lo avevano ormai accerchiato. La sua rocambolesca fuga tra un canneto e le acque gelide di una fiumara è raccontata nella canzone «Circondatu», composta per esaltare le gesta del boss e trovata dai Carabinieri nel bunker in cui fu finalmente catturato Bellocco nel febbraio 2005. Era scavato sotto un albero, nelle campagne di Rosarno.

«Abbiamo catturato otto soggetti rilevanti per il controllo del territorio di Rosarno e della Piana di Gioia Tauro, funzionali a garantire la presenza e le attività dei Bellocco durante la loro latitanza». Il Procuratore Aggiunto Michele Prestipino ha commentato così, nella conferenza stampa presso il Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, l'arresto degli otto affiliati al clan.

Nei terreni degli otto arrestati, nelle campagne tra Rosarno, Laureana e Galatro, si nascondevano i Bellocco e i loro uomini. Lunghe latitanze passate anche dentro i containers prelevati dal Porto di Gioia Tauro, attrezzati con sistema di aerazione ed impianto idraulico e poi sotterrati sotto orti e frutteti.

I militari hanno sequestrato oggi 13 fabbricati e 67 terreni agricoli di proprietà degli otto arrestati, il cui valore ammonta a dieci milioni di euro. «Sono beni di proprietà degli arrestati - ha spiegato Prestipino - ma il loro utilizzo era destinato esclusivamente a coprire la latitanza di Gregorio e Giuseppe Bellocco e dei loro uomini, Carmelo Lamari e Giuseppe D'Agostino. Su quei terreni abbiamo trovato ben 14 bunker e nei palazzi degli affiliati si svolgevano le riunioni e gli incontri del clan per garantire la perfetta prosecuzione delle loro attività criminali».