28 agosto 2025
Aggiornato 07:30

«I Politici si spartiscono lo Stato come un bene privato»

L'affondo di Famiglia Cristiana: «Alla Chiesa interessa la politica, non affare che ha perso etica»

ROMA - Famiglia cristiana critica i politici che considerano il bene comune un «patrimonio privato» da «spartirsi tra soci», in un editoriale apparso sull'ultimo numero.
«La politica è prigioniera di se stessa. Accecata da questioni più private che pubbliche. Che non sono prioritarie per chi fatica a vivere. Ma neanche la coesione del Paese è all'ordine del giorno, nonostante i ripetuti appelli del presidente Giorgio Napolitano», scrive il settimanale dei paolini. «La mediazione, come arte della politica, è sparita dall'orizzonte. Si propongono, quasi ogni giorno, ricette magiche. Formule incomprensibili alla gente, che prende le distanze dalla politica. Il maggior partito, presto, sarà quello degli assenteisti. Il bene comune da amministrare nell'interesse di tutti è considerato 'patrimonio privato' dai politici. Da spartirsi tra i soci, che si sono impossessati dello Stato. Il bavaglio alla stampa (cui si tagliano anche le agevolazioni postali) e una magistratura 'soggiogata' eviteranno il rischio di 'metterà a nudo il re' e i suoi affari».

Nell'editoriale, intitolato 'Un paese in affanno tra povertà e corruzione', Famiglia cristiana scrive: «Il vero problema, oggi, è la selezione della futura classe politica. Anche quella d'ispirazione cristiana, come aveva chiesto il Papa, un anno fa. La Chiesa è troppo appassionata del bene comune per disinteressarsi della politica. Ma quella 'alta', che è la massima espressione di servizio e carità. Non certo quella partitica, che è solo 'affare', avendo perso di vista l'etica».