30 luglio 2025
Aggiornato 16:00
Pd e Idv presentano più di 500 emendamenti

L'Onu boccia il ddl intercettazioni: il governo lo riveda o lo abolisca

Il relatore La Rue: «A rischio il diritto alla libertà di espressione». Frattini: «Sconcertato, il Parlamento è sovrano». Bongiorno: apprezzabili gli emendamenti del Pdl

ROMA - Il disegno di legge 1415 sulle intercettazioni «va abolito o rivisto». Sono le conclusioni cui giunge il rapporto stilato da Frank La Rue, relatore speciale delle Nazioni Unite per la libertà di espressione. «Se adottata nella formulazione attuale - si legge nel comunicato - il progetto potrebbe minare la fruizione dei diritti sulla libertà di espressione in Italia» e minacciare la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata.
«I provvedimenti - delineati nella bozza attuale del testo - costituiscono un ostacolo al lavoro dei giornalisti che conducono inchieste su materie di pubblico interesse, come la corruzione, in considerazione dell'eccessiva durate dei procedimenti giudiziari in Italia», si legge del comunicato di La Rue.

FRATTINI - Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, si dice «fortemente sorpreso e sconcertato» per la presa di posizione del relatore speciale dell'Onu per la libertà di espressione, Franck La Rue, che oggi ha espresso forti perplessità sul disegno di legge italiano sulle intercettazioni.
«In tutti i paesi democratici del mondo - ha commentato Frattini a margine del Milano Med Forum 2010 - non è consentito alla pubblica accusa divulgare prima di una sentenza definitiva elementi di indagine che devono restare segreti. Questo per la semplice ragione che in democrazia si tutelano i diritti anche degli indagati».
«Il processo mediatico - ha proseguito il ministro - è una barbarie, non un principio di diritto. Ecco perché io credo si dovrebbero leggere le proposte legislative prima di fare interventi del genere. In secondo luogo in uno Stato democratico e liberale come l'Italia il Parlamento sovrano decide e sulle proposte in itinere nessuno può interferire».

EMENDAMENTI DELLA MAGGIORANZA - Nuove regole per la sostituzione d'ufficio del magistrato che rivela segreti d'ufficio, norme più 'elastiche' sulle intercettazioni ambientali, pene più 'leggere' per gli editori e i giornalisti che pubblicano materiale segreto e, soprattutto, l'estensione delle proroghe per procedere all'intercettazione quando i 75 giorni di durata massima non siano sufficienti per completare le indagini. Questi i principali cambiamenti apportati dalla maggioranza al ddl intercettazioni, contenute in sei emendamenti presentati oggi in commissione Giustizia alla Camera.

LA BONGIORNO SODDISFATTA - La presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, giudica «apprezzabili le proposte emendative della maggioranza nelle parti relative ai presupposti e alle limitazioni temporali delle intercettazioni».
«Cercherò di contribuire a questi innegabili miglioramenti - aggiunge in una nota - con alcuni emendamenti in tema di responsabilità giuridica dell'editore; intercettazioni dei parlamentari; intercettazioni ambientali e intercettazioni dei reati che riguardano ignoti».
Anche l'Udc, spiega il deputato Roberto Rao, considera le proposte di modifica firmate dal capogruppo del Pdl in commissione Giustizia della Camera Enrico Costa e sottoscritte dall'«omologo» della Lega Matteo Brigandì, come «un passo avanti». Ma anche il parlamentare centrista definisce il testo «migliorabile». Così è stato messo a punto un pacchetto di circa 40 proposte di modifica per «approfondire e limare» alcuni dei punti più «caldi» del ddl. Il Pd ha depositato più di 400 emendamenti. L'Idv, guidata dal capogruppo in commissione Federico Palomba, ne ha presentati invece 170. Annunciando «un'aspra battaglia».

PENE PER GLI EDITORI - Pene più lievi e maglie meno strette per gli editori che permetteranno la pubblicazione di intercettazioni telefoniche. Lo chiede la presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, con un emendamento al ddl intercettazioni. Secondo la modifica proposta dalla finiana, quindi, gli editori saranno responsabili solo per la pubblicazione delle intercettazioni di cui era stata ordinata la distruzione e non di quelle, segrete, incluse nel fascicolo processuale. Secondo Bongiorno, la multa che questi editori dovranno pagare dovrà essere «da cento a trecento quote», cioè fino a un massimo di circa 450 mila euro.