12 ottobre 2025
Aggiornato 13:00
Politica & Giustizia

Intercettazioni, Berlusconi contro giornalisti e giudici

Il Pd apre ai finiani: «Pronti a votare con voi». Bocchino: «Bene Franceschini, ma noi non vogliamo spaccare Pdl»

ROMA - Il premier Silvio Berlusconi si scaglia contro «la piccola lobby di giornalisti e giudici» che si oppone alla legge sulle intercettazioni e il capogruppo del Pd a Montecitorio Dario Franceschini 'apre' ai finiani. Il ddl intercettazioni, calendarizzato per il 29 luglio alla Camera, tiene banco ancora, tra polemiche e annunci.

E' il presidente del Consiglio a difendere, in una intervista al Tg4, la bontà della legge che, sostiene, «non è un attacco alla libertà di stampa ma una difesa dei diritti dei cittadini a non essere spiati quando telefonano». Insomma, puntualizza il Cavaliere, «il problema è che siamo tutti spiati, non è tollerabile» e «il 95% degli italiani la pensa come noi, una piccola parte di giornalisti e giudici è contraria».

FRANCESCHINI APRE AI FINIANI - Intanto il Pd offre una sponda ai finiani, annunciando con Franceschini, di essere pronto a votare gli emendamenti dei deputati finiani al ddl intercettazioni che «tendono a migliore il testo o contenerne i danni». «Presenteremo emendamenti in grado di eliminare le parti più pericolose del provvedimento - spiega Franceschini -. Ma lavoreremo, come è nostro dovere fare, per limitare i danni prodotti dalle norme introdotte. Anche per questo, sin dai lavori della Commissione, potremo votare a favore di quegli emendamenti presentati dai deputati finiani che tendono a migliore il testo o contenerne i danni».

BOCCHINO - A Franceschini risponde il finiano Italo Bocchino plaudendo al fatto che «il Pd condivida posizioni di destra sulla legalità e che sulle intercettazioni si dica disponibile a convergere nel corso dell'iter parlamentare». Ma l'opposizione non deve fare giochi tattici, avverte Bocchino, «deve aver chiaro che l'obiettivo è portare il Pdl sulle nostre posizioni perché aderenti al parere degli elettori di riferimento e non spaccare il partito con la complicità tattica degli avversari politici».