Il partner maltratta la moglie? Non è reato se lei è «forte»
E non è intimorita dalle sue minacce, ingiurie, violenze. Lo ha stabilito la Suprema Corte con una sentenza per certi versi «sorprendente»
ROMA - «È davvero un tempo difficile per le donne in Italia e l'ultima sentenza della Cassazione purtroppo lo conferma. Davvero incredibile che non si possa avere giustizia se si è forti e se non ci si lascia intimidire dal marito manesco e aggressivo». Amara la riflessione della Vicepresidente della Camera Rosy Bindi, dopo la sentenza della Cassazione sui maltrattamenti fra coniugi. Incredibile ma vero, adesso grazie all'Alta Corte le mogli che hanno un carattere «forte» e che non si lasciano «intimorire» da minacce e percosse del marito rischiano anche la beffa di vedere il coniuge assolto. La Cassazione, infatti, ha annullato la condanna a 8 mesi di reclusione nei confronti di un marito accusato di aver maltrattato la moglie per tre anni perché «il fatto non sussiste».
LA SENTENZA - La Cassazione ha dato ragione a Sandro F. rilevando che non si può considerare come «condotta vessatoria» l'atteggiamento aggressivo non caratterizzato da «abitualità». I fatti «incriminati», ha spiegato la Cassazione, «appaiono risolversi in alcuni limitati episodi di ingiurie, minacce e percosse nell'arco di tre anni (per i quali la moglie ha rimesso la querela), che non rendono di per sé integrato il connotato di abitualità della condotta di sopraffazione» . «Tanto più che - ha concluso la Cassazione - la condizione psicologica di Roberta B. per nulla intimorita dal comportamento del marito, era solo quella di una persona scossa, esasperata, molto carica emotivamente».
Insomma i maltrattamenti «saltuari» non sono tali, e chi reagisce non è maltrattato. «Non ci piace commentare le sentenze dei giudici, ma stavolta, da quanto si capisce - denuncia Bindi- hanno interpretato la legge con categorie francamente inaccettabili che rischiano di vanificare una lunga e difficile battaglia contro la violenza sulle donne. Il maschilismo è duro a morire».
SPAGNA - E pensare che in Spagna il governo Zapatero nel 2005 ha fatto approvare una apposita legge sulla «violenza di genere», minacce incluse, un testo che nel preambolo precisa che «la violenza di genere non è un fatto che rientra nell'ambito privato. Al contrario rappresenta il simbolo più brutale della disuguaglianza esistente nella nostra società».