19 aprile 2024
Aggiornato 23:00
Alfano: «la sinistra ignora il diritto alla privacy»

Intercettazioni, il Pd a Fini: in aula a settembre

La lettera: «Inaccettabili forzature sui tempi». Duro Enrico Letta: «Sarà un Vietnam». Pdl: «L'ok prima dell'estate». I Finiani frenano: «Cercheremo di correggerlo»

ROMA - L'opposizione alza le barricate contro il ddl sulle intercettazioni che, ricevuto il via libera dal Senato, approderà alla Camera nelle prossime ore e che, secondo le intenzioni della maggioranza, dovrà essere licenziato prima dell'estate. «Il Pd non accetterà nessuna forzatura sui tempi per esaminare il ddl sulle intercettazioni, in base al regolamento non potrà andare in Aula prima di settembre». Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, ha convocato una conferenza stampa per annunciare che scriverà una lettera al presidente della Camera, Gianfranco Fini, e per competenza anche alla presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno, per far sapere che i Democratici giudicheranno «inaccettabile qualunque forzatura sul calendario».
Sul piede di guerra anche il sindacato dei giornalisti che ha annunciato uno sciopero per il 9 luglio e il popolo viola che è pronto a scendere in piazza lo stesso giorno.

DURO ENRICO LETTA - Ad aprire lo scontro ieri è stato il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, che ha lanciato l'avvertimento: «Alla Camera sarà battaglia e mi sento di dire che il passaggio del ddl intercettazioni alla Camera per la maggioranza sarà un Vietnam».
Mentre il segretario Pier Luigi Bersani è pronto a fare della manifestazione del Pd del 19 giugno contro la manovra l'occasione per coinvolgere l'opinione pubblica su una «legge contro la legalità oltre che contro l'informazione». Idv con il leader Antonio Di Pietro annuncia la volontà di promuovere un referendum abrogativo subito dopo il via libera al ddl, ma intanto fa sapere: «abbiamo occupato l'aula del Senato, faremo resistenza anche alla Camera».

ALFANO: «DIRITTO ALLA PRIVACY» - Alle opposizioni replica il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che oggi ha incontrato Berlusconi: «La sinistra pratica tecniche dilatorie e metodi perditempo che hanno un solo scopo: ignorare il diritto alla riservatezza e alla privacy dei cittadini». Mentre con toni diversi e decisamente più moderati è contrario al testo uscito dal Senato anche il leader Udc, Pier Ferdinando Casini, secondo il quale il ddl «va cambiato alla Camera di tutto punto».
A nome della maggioranza il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto sostiene però che dopo più di un anno di iter parlamentare «in terza lettura esistono tutte le condizioni per un dibattito parlamentare normale che si concluda prima dell'estate».

FINIANI - Intanto sul fronte dei finiani se Italo Bocchino ammette che «il ddl così come è non è certo la legge che vorremmo votare» ma c'è «un patto all'interno del Pdl e lo rispetteremo», Flavia Perina non esclude ulteriori modifiche: «Cercheremo di correggere il ddl alla Camera» perchè «abbiamo inghiottito il rospo ma pensiamo che si potesse fare meglio».