Franceschini a Fini: su intercettazioni no a forzature
Il capogruppo del PD: «Il Ddl dovrà avere due mesi in commissione e voto a settembre»
ROMA - «Il Pd non accetterà nessuna forzatura sui tempi per esaminare il ddl sulle intercettazioni, in base al regolamento non potrà andare in Aula prima di settembre». Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, convoca una conferenza stampa per annunciare che scriverà una lettera al presidente della Camera, Gianfranco Fini, e per competenza anche alla presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno, per far sapere che i Democratici giudicheranno «inaccettabile qualunque forzatura sul calendario».
Secondo il regolamento infatti, ha spiegato Franceschini, «il provvedimento dovrà stare due mesi in commissione prima di andare in Aula, dovrà essere approvato con voto segreto, come in prima lettura e infine non si potranno contingentare i tempi». Quindi il capogruppo del Pd avverte: «Non si pensi di soffocare i tempi di discussione fissando il dibattito generale a giugno in modo da poter contingentare i tempi a luglio», anche perchè per calendarizzare le intercettazioni a giugno «occorrerebbe una modifica del calendario che richiede una maggioranza qualificata nella conferenza dei capigruppo e, dal momento che senza il nostro consenso non si può fare, l'unica strada sarebbe quella di una decisione monocratica del presidente della Camera».
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