3 ottobre 2025
Aggiornato 11:30
Chiesa e pedofilia

Papa: chiediamo perdono a Dio e alle vittime

Benedetto XVI a San Pietro: «Intendiamo fare tutto il possibile affinché non possa succedere mai più»

CITTÀ DEL VATICANO - Mea culpa di Benedetto XVI per lo scandalo pedofilia. Il Papa conclude l'anno sacerdotale invitando i quindicimila sacerdoti convenuti a piazza San Pietro da tutto il mondo a chiedere «insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte» nello scandalo degli abusi sessuali da parte dei preti.

VOCAZIONI - Dopo aver richiamato «l'abuso nei confronti dei piccoli», il Papa ha aggiunto: «Anche noi chiediamo insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte, mentre intendiamo promettere di voler fare tutto il possibile affinché un tale abuso non possa succedere mai più; promettere che nell'ammissione al ministero sacerdotale e nella formazione durante il cammino di preparazione ad esso faremo tutto ciò che possiamo per vagliare l'autenticità della vocazione e che vogliamo ancora di più accompagnare i sacerdoti nel loro cammino, affinché il Signore - ha detto Benedetto XVI - li protegga e li custodisca in situazioni penose e nei pericoli della vita».

IL BASTONE DEL PASTORE - Come il pastore, ha detto ancora il Papa, che «ha bisogno del bastone» per proteggere il suo gregge, e del «vincastro che dona sostegno ed aiuta ad attraversare passaggi difficili», anche la Chiesa «deve usare il bastone del pastore, il bastone col quale protegge la fede contro i falsificatori, contro gli orientamenti che sono, in realtà, disorientamenti». «Proprio l'uso del bastone - ha aggiunto - può essere un servizio di amore. Oggi vediamo che non si tratta di amore, quando si tollerano comportamenti indegni della vita sacerdotale», ha concluso alludendo alle coperture degli scandali di pedofilia.
«Al tempo stesso, però, il bastone deve sempre di nuovo diventare il vincastro del pastore - ha aggiunto il pontefice - vincastro che aiuti gli uomini a poter camminare su sentieri difficili e a seguire il Signore». Entrambe le cose, la severità e il sostegno - ha insistito il Papa - «rientrano nel ministero della Chiesa» e «del sacerdote», e devono servire contro i «comportamenti indegni della vita sacerdotale», ma anche per proteggere la fede «contro i falsificatori», e per non far «proliferare l'eresia, il travisamento e il disfacimento della fede».