3 maggio 2024
Aggiornato 09:30
Medicina

Il punto a Roma sulla chirurgia «robotica»

Tecniche all'avanguardia per operazioni al limite del possibile

ROMA - E' cominciato oggi a Roma il settimo Congresso europeo di laparoscopia e chirurgia robotica, che riunisce nella capitale le personalità più importanti di questa frontiera hi-tech della medicina. «Rispetto a due anni fa, per il paziente è cambiato molto, perché l'impiego del robot in chirurgia non è più a livello sperimentale, ma è diventato pratica quotidiana», dice il professor Vito Pansadoro, presidente del congresso. Certo, è una chirurgia in un certo modo «estrema», sia per l'eccezionalità dei mezzi impiegati, sia per la possibilità che offre di intervenire anche in casi che sarebbero preclusi, o estremamente difficoltosi, per la chirurgia tradizionale. Tuttavia, dice ancora Pansadoro, in un certo senso ha «democratizzato» il settore, perché non occorre essere virtuosi del bisturi: tutti i chirurghi possono praticarla.

Il congresso è impostato in modo fuori dell'ordinario. I relatori non parlano dal podio, ma illustrano le loro tecniche operando dalla clinica Pio XI di Roma, mostrando dal vivo le soluzioni da loro adottate per risolvere i casi più difficili. Il chirurgo opera azionando uno strumento che è improprio definire «robot», perché non agisce da solo, ma semplicemente conferendo precisione e delicatezza sovrumane allo specialista che ne azione le quattro grandi braccia meccaniche. Al chirurgo è offerta inoltre una visione del campo operatorio ben più ampia di quella che gli offrirebbero i suoi occhi: immagini in alta risoluzione, ingrandite fino a quindici volte e in tre dimensioni. «Come essere immersi nel corpo del paziente», spiega Pansadoro.

Si tratta inoltre di una chirurgia assai poco invasiva: non occorre «aprire» l'addome del paziente per portare alla luce il campo operatorio. Gli strumenti agiscono attraverso cannule che penetrano nell'addome attraverso fori di pochi millimetri di diametro. Si riduce così enormemente il trauma dell'operazione, tanto che bastano in genere pochi giorni per la ripresa completa del paziente, e non sono più necessarie degenze che arrivano a settimane.

E' oggi l'urologia il campo principale di applicazione di queste tecniche, che tuttavia sono in uso in quasi tutti i settori della chirurgia. L'Italia è all'avanguardia del settore, sia per capacità degli operatori che per numero di «robot» impiegati: con 45, siamo i primi in Europa. Al congresso, che durerà fino al 12 del mese, partecipano i 300 maggiori specialisti del mondo, provenienti da diversi paesi, dagli Stati Uniti alla Cina.