6 maggio 2024
Aggiornato 06:30
I Direttori dei giornali: «Vogliono imbavagliarci»

Intercettazioni, sì nella notte al ddl

Il Guardasigilli Alfano: «Il testo già passato alla Camera resta il compromesso migliore». Dubbi dell'opposizione. Scalfaro: «La Consulta lo boccerà»

ROMA - Alla fine, ce l'hanno fatta i senatori della maggioranza, dopo una maratona notturna di sei ore, ad approvare alle tre del mattino il testo del ddl di riforma delle intercettazioni - che nell'attuale versione impedisce ai giornalisti di pubblicare ogni atto d'indagine - con un provvedimento che comunque dovrà cambiare prima del suo approdo in Aula. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, è infatti arrivato ieri sera in Senato annunciando che «il testo della Camera è ancora il compromesso migliore sui punti più controversi della riforma» e che è su quello e non su altro che a Montecitorio, oltre un anno fa, il governo incassò la fiducia.

ALFANO - «Questa sera - sono state le parole del Guardasigilli di ieri a palazzo Madama - concluderemo i lavori in commissione. Ribadisco che il testo su cui il governo ha posto la fiducia è il testo della Camera, che ha rappresentato un compromesso alto tra i tre principi costituzionali in gioco: privacy, diritto di cronaca e quello relativo alle indagini».
Una presa di posizione da parte di Alfano che in pochi, nel pomeriggio di ieri, si azzardavano a ipotizzare, ma che ha fugato ogni dubbio sulle intenzioni della maggioranza. Il ministro è infatti piovuto in commissione e ha difeso il testo varato l'anno scorso alla Camera con tanto di fiducia, bollandolo come «il miglior compromesso possibile» e sostenendo che, a parte la modifica dei presupposti per intercettare (dai 'gravi indizi di colpevolezza' ai 'gravi indizi di reato'), il resto «è frutto di iniziative parlamentari» e non dell'azione di governo. Come a dire: per il governo il testo della Camera, più stringente di quello in discussione al Senato, è migliore.
Per quanto riguarda «la pubblicazione degli atti dei processi e l'inasprimento delle sanzioni - ha promesso Alfano - rifletteremo ulteriormente nel passaggio tra commissione e Aula. Ciò detto - ha però aggiunto Alfano - il testo della Camera rappresenta ancor oggi per il governo un punto di compromesso molto significativo ed equilibrato».
La parola, quindi, va ora ai tecnici di palazzo Grazioli e di via Arenula che, di concerto con i commissari di maggioranza, dovranno approntare le modifiche necessarie a superare le perplessità di Quirinale e società civile, in attesa che il testo approdi in Aula, probabilmente nella settimana tra il 7 e il 13 giugno.

I DUBBI DELL'OPPOSIZIONE - I gruppi dell'opposizione, tuttavia, non si fidano dell'esecutivo: l'Idv ritiene che sia impossibile qualunque forma di dialogo con la maggioranza che ha deciso di varare le nuove norme e il Pd che per evitare sorprese aveva chiesto, invano, che il passo indietro fosse fatto già ieri, in commissione, senza dovere aspettare il passaggio in Aula. Che però le norme varate nella notte vengano ritoccate sembra ormai fuori discussione. La parola, quindi, va ora ai tecnici di palazzo Grazioli e di via Arenula che, di concerto con i commissari di maggioranza, dovranno approntare le modifiche necessarie a superare le perplessità di Quirinale e società civile, in attesa che il testo approdi in Aula, probabilmente nella settimana tra il 7 e il 13 giugno.

SCALFARO: «DDL INCOSTITUZIONALE» - La legge sulle intercettazioni «è ampiamente incostituzionale nell'attuale formulazione», secondo Oscar Luigi Scalfaro, che, in un'intervista a Repubblica, si dice «certo che se la legge dovesse rimanere così, incapperà in una sentenza negativa della Corte costituzionale almeno per la parte che lede i diritti del cittadino proclamati nell'articolo 21 della Costituzione. Il cittadino - specifica il Presidente emerito della Repubblica - come persona ha diritto di essere nelle condizioni di potere giudicare e valutare. E senza conoscere non può giudicare».