29 aprile 2024
Aggiornato 20:30
Modifiche sugli editori

Intercettazioni, il Pdl punta a chiudere

Centaro: «Cambierà la forbice delle quote. Ma no alla pubblicazione del riassunto»

ROMA - L'appuntamento è per domani sera, ore 21,15, al Senato. La commissione Giustizia è chiamata a riunirsi per l'esame del disegno di legge sulle intercettazioni. Fuori da Palazzo Madama cresce l'attenzione e la tensione di stampa e opposizione per il contestato provvedimento, ma il relatore pidiellino Roberto Centaro - interpellato telefonicamente - ostenta tranquillità e assicura: «Faremo la notturna come l'abbiamo fatta le altre volte, solo che stavolta chiudiamo». La maggioranza, dunque, punta a terminare nel corso della nottata l'iter in commissione, poi martedì è prevista una capigruppo chiamata a stabilire il momento dell'approdo in Aula.

Ultime limature - Secondo Centaro, domani non in programma alcun vertice di maggioranza per le ultime limature. E però è probabile che i capigruppo di Camera e Senato del principale partito di maggioranza possano incontrarsi per calibrare la linea. Sostiene il relatore che sarà possibile introdurre alcune modifiche sul fronte degli editori: «Può darsi che si possa arrivare a una forbice migliore» per quanto riguarda le quote che un editore sarebbe costretto a pagare per la pubblicazione dei testi delle intercettazioni. Magari ripartendo dalla proposta di Silvia Della Monica (Pd), suggerisce Centaro.

Porta semi-chiusa, invece, al ripristino della «formulazione Bongiorno», il passaggio cioé che prevedeva la possibilità di pubblicazione per riassunto degli atti. Una formula voluta dalla presidente della commissione Giustizia della Camera e poi soppressa a Palazzo Madama. Una frase capace di salvaguardare il diritto di cronaca, sostengono i finiani e i critici del provvedimento. Su questa possibilità Centaro lascia pochi margini: «Ritornare a quella formulazione? Credo di no».

L'opposizione intanto si mobilita per la battaglia parlamentare. Il Pd ha già annunciato pratiche ostruzionistiche e il ricorso in sede Ue. E domani il popolo viola ha in programma un appuntamento pubblico a Roma. Il governo, intanto, attraverso il ministro della Giustizia Angelino Alfano ribadisce la necessità di evitare «uno stato di polizia pur di intercettare tutti». Poi aggiunge: «Le intercettazioni sono e saranno sempre uno strumento indispensabile di indagine, ma la privacy non è un diritto di serie B». Nei prossimi giorni, conclude il Guardasigilli, sarà definito un testo «più equilibrato possibile che metta insieme il diritto costituzionale alla libertà e segretezza delle comunicazioni, con quello che riguarda la manifestazione del pensiero, e il diritto delle indagini».