20 aprile 2024
Aggiornato 16:00
Inchiesta Pocket

Giustizia, gli errori costano allo Stato 38 milioni all'anno

Come riparazione verso i cittadini vittime di ingiusta detenzione o errori giudiziari. La metà dei detenuti in Italia è composta da «presunti innocenti»

ROMA - Lo Stato spende circa 38 milioni di euro ogni anno come riparazione verso i cittadini vittime di ingiusta detenzione o errori giudiziari. Lo rivela un'inchiesta pubblicata sul numero di maggio del mensile free press Pocket, Diretto da Daniele Quinzi. Dal 2001 ad oggi la cifra erogata complessivamente è di 383 milioni di euro, con il dato relativo al 2010 ovviamente ancora parziale.

Nel frattempo circa il 50% degli oltre 66mila detenuti è composto da presunti innocenti. Sono infatti 15.241 i detenuti in attesa di primo giudizio, 8.182 quelli in attesa della sentenza d'appello, 5.011 i ricorrenti e 1.750 gli «imputati misti», vale a dire detenuti in attesa di primo giudizio che sono anche appellanti, o ricorrenti, per altri fatti a loro carico, o ricorrenti che sono anche appellanti, in ogni caso senza nessuna condanna definitiva.

Chi ha subito una ingiusta detenzione ha la possibilità di fare richiesta di equa riparazione e la cui entità, calcolata in 235,82 euro per ogni giorno di detenzione, non può eccedere i 516.456,90 euro, l'equivalente del vecchio miliardo di lire. Chi invece è vittima di errore giudiziario, ossia chi dopo i tre gradi di giudizio viene prosciolto a seguito di un processo di revisione, può reclamare un indennizzo maggiore. E' attualmente fermo in Senato un disegno di legge bipartisan, che vede come primo firmatario il presidente della Commissione Giustizia Filippo Berselli.

Il ddl, si legge nell'articolo di Pocket, prevede che chi abbia subito un periodo di detenzione di sei anni in sede di custodia cautelare (ovvero il massimo consentito dalla legge per i reati più gravi) possa ottenere più dei 516mila euro previsti dall'articolo 315 del Codice di Procedura Penale, di cui si chiede la modifica. Ne deriverebbe un maggior onere di diverse decine di milioni di euro per lo Stato, che potrebbe essere coperto da un aumento dell'imposta sui tabacchi.

E chi viene imputato ingiustamente e, pur non scontando nessun giorno di carcere, vede la propria reputazione macchiata o distrutta da accuse che poi si rivelano infondate? Per lui nessuna possibilità di rivalsa; la Cassazione ha infatti stabilito che «non ha diritto al risarcimento dei danni il cittadino che è stato ingiustamente imputato e poi assolto». Può invece essere risarcito un condannato, nel caso in cui la carcerazione preventiva sia di durata superiore alla pena. Sotto questo particolare aspetto, un delinquente in carcere ha più diritti di un innocente in libertà.