Bocchino: epurato da Berlusconi. Ma c'erano 40 firme contro di lui
Dimissioni irrevocabili da vicecapogruppo dei deputati Pdl: «Ha chiesto la mia testa. Ha chiamato durante Ballarò, vuole colpire uno per educare cento»
ROMA - «E' evidente il tentativo di Berlusconi in prima persona di arrivare a una epurazione mia per colpire l'area a me vicina». Così Italo Bocchino ha spiegato la scelta di dimettersi da vice capogruppo vicario. «Essendoci stata una direttiva personale di Berlusconi - ha aggiunto - ho confermato le mie dimissioni per far comprendere che il nostro è un problema politico e non di posti».
E' lo stesso esponente «finiano» a svelare il retroscena. «C'è stata una direttiva di Berlusconi durante Ballarò - ha spiegato ai giornalisti alla Camera - che chiedeva la mia testa. Berlusconi commette un grave errore che è quello di colpire il dissenso, colpire chi è in vista per educarne cento. Ma questo non porterà il partito lontano».
Questa epurazione «è figlia dell'ossessione di Berlusconi che per un anno ha chiesto a Cicchitto di limitare la mia presenza nel gruppo perché non in linea con lui». Lo ha raccontato Italo Bocchino ai giornalisti, spiegando le ragioni delle sue dimissioni da vicecapogruppo vicario. L'esponente finiano ha anche svelato di aver ricevuto qualche giorno fa una telefonata del premier che lo inviata «con toni concitati» a non partecipare a Ballarò. «Mi ha detto 'farai i conti con me, dopo vedremo'. C'è un tentativo - ha spiegato - di sterilizzare il dissenso», ma «noi siamo entrati in questo partito per un percorso politico dal basso, non per una direttiva aziendale».
Il partito della paura - «Silvio Berlusconi deve capire che chi viene da una storia politica antica, non ha paura delle epurazioni. Non ha paura di esporre in pubblico determinate tesi anche se non condivise. Noi non abbiamo paura. Il partito da cui provengo ha vissuto l'esclusione dall'Arco costituzionale. Ma siamo andati avanti. La mia, la nostra storia ci impone di andare avanti». E' quanto sostiene in un articolo per Generazione Italia l'ex vice capogruppo.
«Non sono solo. Sono tanti i parlamentari del Pdl che ci esortano ad andare avanti. Lo fanno in privato, in silenzio. Il Pdl sta diventando il partito della paura, altro che partito dell'amore. Forse Silvio Berlusconi ha portato alle estreme conseguenze una famosa frase del Principe di Machiavelli: 'Dal momento che l'amore e la paura possono difficilmente coesistere, se dobbiamo scegliere fra uno dei due, è molto più sicuro essere temuti che amati'. Dopo la 'profonda gratitudine al Capo del popolo, abbiamo scoperto che il Pdl si regge sulla regola del 'colpirne uno per educarne cento'. Mi dispiace, ma noi vogliamo un partito della Libertà. Quella vera», conclude.
La Russa: «Dimissioni concordate» - «Si tratta di una soluzione concordata che elimina un momento di tensione». Così si è espresso Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl, commentando le dimissioni del vicecapogruppo vicario alla Camera, Italo Bocchino. «Io mi sono astenuto dal parlare direttamente con Italo e di fare il pontiere, però, nell’ambito del Pdl, ho appoggiato questa soluzione per eliminare un momento di tensione e far sì che il partito cresca serenamente».
Parlamentari del PdL: pronte 40 firme contro di lui - Alla fine Italo Bocchino ha deciso per il passo indietro irrevocabile. Anche perché, nel corso dell'assemblea che si sarebbe dovuta tenere oggi, nei confronti del vicecapogruppo vicario era pronta anche l'arma estrema: la mozione di sfiducia. Riferiscono diversi parlamentari del Pdl che, pur non essendo pronto un testo completo, già ieri pomeriggio a Montecitorio l'ala più oltranzista del partito si era mossa in questa direzione con una riservata raccolta di firme da presentare in caso di impasse della riunione del gruppo che era stata convocata per oggi.
Circa quaranta firme erano state raccolte fra i banchi dell'Aula della Camera, un foglio contenente una sorta di pre-adesione a una eventuale mozione di sfiducia del vicecapogruppo vicario era passato di mano in mano. L'impegno era stato sottoscritto, riferiscono le stesse fonti, da alcuni parlamentari di estrazione azzurra, ma anche da almeno una quindicina di ex An. Il passo di Bocchino, in ogni caso, era stato sancito ieri in serata durante l'incontro tra Gianfranco Fini, il vice vicario e altri due o tre fedelissimi. Verso le 22 era partita l'indicazione all'area finiana. Una scelta, era stato spiegato, motivata anche dalla volontà di evitare la conta e produrre ulteriori lacerazioni. Fino a tarda notte erano però continuate le consultazioni fra i finiani e il vicecapogruppo, un modo per limare la posizione e vagliare tutte le opzioni in campo.
Stamane, poi, era stata valutata dalla Presidenza del gruppo la possibilità di tenere comunque l'assemblea: si sarebbe trattato solo di una comunicazione delle dimissioni irrevocabili. Erano partiti anche i contatti con Palazzo Grazioli, per sondare il terreno su un'eventuale apparizione lampo di Silvio Berlusconi. Ma anche il solo fatto di riunire l'assemblea per pochi minuti avrebbe potuto innescare un effetto a catena, lasciando spazio ai risentimenti covati negli ultimi giorni. Si è così deciso di soprassedere. Ora è partita la caccia a un eventuale sostituto. Fonti parlamentari riferiscono di almeno quattro autocandidature, ma l'intendimento del Pdl sembra quello di lasciar decantare la situazione e provvedere semmai in seguito alla sostituzione. O di lasciare vacante la casella.