31 luglio 2025
Aggiornato 08:30
Tensione nella Maggioranza

Fini: voglio risposte vere

«Esistono anche i diritti della minoranza». Si prepara documento unitario, ma c'è chi spera nel non voto

ROMA - Senz'altro d'accordo sull'attuazione del programma di Governo, senz'altro d'accordo sui diritti della maggioranza, assicurano i finiani. Ma quello che anche oggi Gianfranco Fini ribadirà alla Direzione del Pdl è che esistono anche i diritti della minoranza: E' possibile che in un partito democratico un gruppo politico e culturale non possa esprimere la propria voce anche in dissenso rispetto alla maggioranza, che non possa porre temi nuovi al centro del dibattito politico oltre quanto stabilito dal programma di Governo?, chiederà il Presidente della Camera. Una domanda retorica, che però non ha una risposta scontata se è vero che Silvio Berlusconi cita lo stesso ex leader di An per dichiarare l'impossibilità delle correnti, «metastasi» dei partiti. Anche se i finiani ancora ieri ribadivano: «Non abbiamo alcuna intenzione di formare una corrente. E se si dà per scontato che è nata la corrente dei finiani, allora è nata anche la corrente dei 74, che poi sono tre correnti che per ora stanno insieme», replicano in riferimento al «controdocumento» degli altri ex An.

Per tutto il pomeriggio di ieri Fini ha lavorato al discorso di oggi, ha incontrato alcuni degli uomini a lui più vicini: chi ci ha parlato spiega che quello di domani sarà un intervento solido, quasi una relazione congressuale, senza alcun attacco personale a Berlusconi, ma che rilancerà gli argomenti già evocati come la coesione sociale, il Sud e il rapporto con la Lega, chiederà ancora una volta che l'iniziativa sulle riforme passi prima di tutto attraverso il confronto nel Pdl che ne deve assumere la leadership. E poi affaccerà proposte per l'azione del partito anche dal forte significato simbolico: una per tutte, una grande iniziativa del Pdl per le celebrazioni del 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia, in chiara contrapposizione all'atteggiamento leghista. Insomma, sottolineano i finiani, un discorso tutto politico, al quale Fini attende risposte da Berlusconi. E anche qui, il dubbio resta visto che il premier ancora oggi spiega di non avere risposte da dare a Fini.

Ma mentre Fini lavorava al suo intervento, continuavano le manovre interne: all'ora di pranzo, nella sede della fondazione di Alemanno in via in Lucina, si riunivano i 74 parlamentari ex An del «controdocumento», per dare mandato ai 4 promotori Alemanno, Gasparri, La Russa e Matteoli di rappresentare le posizioni alla Direzione e per iniziare a ragionare sul documento - che qualcuno già definisce «di maggioranza» - che domani potrebbe essere posto in votazione. Di sicuro, i rappresentanti ex Fi in Direzione sono stati contattati per avvertirli di essere disponibili per tutta la giornata, fino al termine dei lavori, per un eventuale voto.

Perchè l'esito del dibattito di oggi è ancora tutto da scrivere. «I contenuti sono chiari, dipenderà tutto dai toni che verranno usati», dice un finiano. Solo oggi si capirà se sarà possibile davvero un documento unitario, o se addirittura - come auspicano altri finiani - non si arriverà ad alcuna votazione: «Noi siamo già usciti allo scoperto, non so se agli altri convenga formalizzare l'esistenza di una minoranza». E in effetti per tutto il giorno a lavorare sono state più le colombe che i falchi, in testa Andrea Augello che ha incontrato sia Berlusconi che Fini. Così come i finiani 'di Governo' assicurano che il drappello dei 54 non ha certo intenzione di «trasformare il Parlamento in un Vietnam», timore che lo stesso Berlusconi avrebbe evocato nella riunione coi coordinatori. Ancora stanotte si lavorerà per trovare una soluzione, per evitare che la Direzione di domani sia al buio. Se le colombe lavorano, ci sono anche i falchi: quelli che vogliono spingere Fini in un angolo la cui unica via d'uscita è lasciare il partito, ma anche i finiani che rifiutano un'unità di facciata: «L'ultima cosa che Fini vuole è un accordo a tarallucci e vino».