28 agosto 2025
Aggiornato 16:30
A cinque anni dall'elezione

Il Papa «fa i conti» con l'eredità di Wojtyla

Su casi di pedofilia dubbi sull'entourage di Giovanni Paolo II

CITTÀ DEL VATICANO - A cinque anni dall'elezione al Soglio pontificio, Benedetto XVI fa i conti con l'eredità del suo predecessore. Da ultimo, è la crisi della pedofilia che fa venire al pettine del Pontificato di Ratzinger i nodi intrecciati nel quarto di secolo in cui ha regnato Wojtyla. Ma anche le altre questioni che il Papa tedesco sta affrontando - dal rapporto coi lefebvriani alla ricezione del Concilio, dai rapporti con la Russia ai contatti con la Cina, dal dialogo ecumenico a quello con ebraismo e islam - rappresentano, inevitabilmente, una continuazione, una precisazione, a volte un contrappunto rispetto a Giovanni Paolo II, di cui, pure il Papa attuale ha avviato la beatificazione.

Molti degli abusi sessuali compiuti su minori da parte di sacerdoti e religiosi risalgono ai decenni passati. E se la stampa straniera si è domandata se Ratzinger - oggi Papa, in passato prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e arcivescovo di Monaco di Baviera - poteva non essere al corrente di quanto avveniva, l'attenzione si è spostata, col passare del tempo, sulla figura di Wojtyla (1978-2005). Non solo perché Ratzinger ha dimostrato - ad esempio incontrando un gruppo di vittime, ieri a Malta - di prendere sul serio la questione, ma anche perché - lo hanno sottolineato vari dei suoi fedelissimi - l'attuale Pontefice è stato da sempre fautore di una linea di 'tolleranza zero' nei confronti dei preti pedofili. A differenza del predecessore. Divergenze di sensibilità emerse già quando Giovanni Paolo II dovette affrontare il primo scandalo pedofilia, nel 2002, all'epoca in cui emersero centinaia di accuse, processi, patteggiamenti negli Stati Uniti.

Il cardinal Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, è stato più che esplicito nelle scorse settimane. Amico personale ed ex allievo di Ratzinger, ha spiegato che Benedetto XVI «è sempre stato di una chiarezza senza nessun dubbio» sul tema della pedofilia. «Lo testimonia il suo comportamento nel caso del mio predecessore: Ratzinger, da Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, nel '95, avrebbe voluto una commissione d'inchiesta incaricata di fare chiarezza sulle accuse di pedofilia rivolte all'arcivescovo Hans Hermann Groer, ma fu fermato dall'ala della Curia romana favorevole all'insabbiamento», ha raccontato il porporato. Accuse che, se non lambiscono Giovanni Paolo II, puntano diritto alle responsabilità del suo entourage.