26 aprile 2024
Aggiornato 05:30
La lite nel PdL

Berlusconi-Fini a confronto in direzione

Il Premier incontrerà il Senatur martedì o mercoledì. Bocchino al Riformista: «nel gruppo autonomo quaranta deputati e i venti senatori»

ROMA - Resta giovedì il giorno della resa dei conti nel Pdl, con Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini che si confronteranno a viso aperto in Direzione. Appuntamento decisivo prima del quale Silvio Berlusconi, a quanto si apprende, incontrerà anche Umberto Bossi. Il consueto faccia a faccia, solitamente di lunedì a cena ad Arcore, dovrebbe invece tenersi al rientro di Berlusconi a Roma, martedì o mercoledì.

Alla Direzione guarda tutto il partito, i pontieri come gli «autonomisti», e ovviamente gli stessi Fini e Berlusconi. Partita ferma, anche se fuori campo si tentano le mediazioni: il Premier è pronto ad andare avanti se Fini romperà e il Presidente della Camera che attende risposte politiche sui nodi aperti, di contenuto e sui rapporti di forza interni alla maggioranza, specialmente l'asse del Premier con la Lega. E dopo il documento conciliante steso ieri dai senatori, alcuni dei quali più cauti sull'ipotesi di rottura, le vie tratteggiate ieri dal fedelissimo di Fini, Italo Bocchino, restano in piedi: la diarchia (assai improbabile), una minoranza interna o la rottura, per la quale il rischio rimane, «se non c'è una svolta». Il possibile gruppo autonomo, che non preoccuperebbe troppo Berlusconi specie dopo i toni concilianti usati ieri dai senatori, in realtà sarebbe consistente, assicura oggi Bocchino al Riformista: «quaranta deputati e i venti senatori» ovvero il doppio di quanto serve per la loro costituzione e dunque in grado di far vacillare il Pdl in Parlamento.

Tra i «concilianti» il ministro Altero Matteoli, per il quale in situazioni così «il tifo fa solo danni», serve invece «il bun senso» e per questo occorre lavorare ad un documento per la Direzione nazionale sul quale puntare al massimo Consenso. E poi Renata Polverini e Gianni Alemanno: Per la neo governatrice la vittoria nel Lazio, su un nome indicato da Fini e poi sostenuto fortemente da Berlusconi - anche per l'assenza della lista Pdl - prova che «se i due vogliono fare una cosa ci riescono» e comunque «lavorerò per evitare» la spaccatura, «che gli elettori non capirebbero»; la direzione di giovedì, dice il sindaco capitolino, «è di grande importanza» per il confronto, e bisognerebbe arrivarci «con il massimo di serenità» ed evitando «toni di polemica», specie quelli decisamente sopra le righe sentiti l'altra sera a l'Ultima parola, su Rai due, tra Maurizio Lupi e Italo Bocchino.

Ma in quella che fu An c'è anche chi immagina già una «separazione consensuale», con la libertà, dice Carmelo Briguglio, «di stare da una parte o dall'altra, secondo la propria storia e vocazione politica e la nascita di un nuovo partito di centrodestra che si riconosce nelle idee di Gianfranco Fini, legato da un rapporto di coalizione col partito di Berlusconi e con il governo». Di certo, si legge sul periodico on line di Farefuturo, l'esercito di Fini «è potente nel Palazzo e tra la gente», e se non vuole la guerra chiede certo il confronto. Ora si attendono le prossime mosse: l'incontro di martedì con gli ex parlamentari di An, la stesura di un documento da portare in Direzione e poi giovedì, all'Auditorium della Conciliazione, il confronto, a viso aperto.