30 aprile 2024
Aggiornato 19:00
«Berlusconi si scusi con le vittime della mafia»

Saviano: io non tacerò mai

Lo scrittore a Repubblica: «Assurdo preferire il silenzio. Solo mostrando come stanno le cose si ha la possibilità di fare resistenza»

ROMA - I clan di tutte le mafie «vogliono il silenzio» e «solo mostrando come stanno le cose si ha la possibilità di fare resistenza»: lo scrive Roberto Saviano in una lettera aperta a Silvio Berlusconi che ieri lo aveva accusato di essere responsabile di «un supporto promozionale alle cosche». Nella lettera pubblicata sulla prima pagina di Repubblica e intitolata «Il premier mi vuole zittire ma sui clan non tacerò mai» lo scrittore osserva che il Cavaliere «invece di accusare chi racconta avrebbe potuto dire che l'Italia è il paese con la migliore legislatura antimafia del mondo. Di come noi italiani offriamo il know-how dell'antimafia a tutto il mondo».

«Questo - continua Saviano - sarebbe stato dare dignità a chi si batte per debellare una piaga, di questo i suoi elettori sarebbero andati fieri. Molti di loro, credo, saranno al contrario rimasti sbigottiti ed indignati dalle sue parole e forse proprio loro potranno aiutarla a smentirle. Le chiedo solo di fermarsi un momento a riflettere - scrive fra l'altro l'autore di 'Gomorra' - su cosa le sue parole significano per quanti trovano la forza di raccontare e di esporsi, rischiando. Per i clan che in questi anni si sono visti raccontare, la parola ha rappresentato sempre un affronto perché rendeva di tutti informazioni e comportamenti che volevano restassero di pochi. Ciò che vogliono è il silenzio e solo mostrando come stanno le cose si ha la possibilità di fare resistenza... Chiederei di porgere le sue scuse, non a me ma ai parenti delle vittime, di tutti coloro che sono caduti raccontando».

«Una cosa è certa: io, come molti altri, continueremo a raccontare. Userò la parola come un modo per condividere, per aggiustare il mondo, per capire. Sono nato, caro Presidente, in una terra meravigliosa e purtroppo devastata, la cui bellezza però continua a darmi forza per sognare la possibilità di una Italia diversa. Una Italia che può cambiare solo se il sud può cambiare. Lo giuro Presidente - conclude Saviano - anche a nome degli italiani che considerano i propri morti tutti coloro che sono caduti combattendo le organizzazioni criminali, che non ci sarà giorno in cui taceremo. Questo lo prometto. A voce alta».