30 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Oggi la direzione PD

Su Fini il confronto Bersani-minoranza

Attesa per le parole del Segretario. La minoranza, nelle sue varie anime, sembra disposta ad una tregua. D'Alema-Franceschini divisi

ROMA - Dipenderà molto dalla relazione di Pier Luigi Bersani la piega che prenderà la direzione di oggi e nel partito c'è attesa per sentire le parole che pronuncerà il segretario in apertura. Il segretario vuole ripartire cercando di evitare il dibattito tutto interno, mettendo al centro «i problemi del Paese», ma perché ciò accada dovrà calibrare bene il suo intervento.

La minoranza, nelle sue varie anime, sembra disposta ad una tregua, a patto però che il segretario dia qualche segno di disponibilità: le critiche, nel dopo-regionali, sono state severe e non sono arrivate solo da Area democratica e se tutti concordano nel chiedere a Bersani di definire meglio la 'proposta' del Pd sui temi principali dell'agenda politica, è anche diffuso un certo malessere per un'analisi del voto che è stata giudicata troppo autoassolutoria. Ma, soprattutto, bisognerà vedere come Bersani riuscirà a conciliare quella richiesta di un 'cambio di linea' arrivata dalla minoranza con il paletto ribadito dallo stesso segretario e dalla maggioranza che lo sostiene: il congresso non si riapre. Tanto più che la crisi che si è aperta nel centrodestra sembra riacuire le divergenze tra maggioranza e opposizione del Pd.

L'analisi del voto giocherà un ruolo determinante. Bersani, nel colloquio avuto mercoledì col segretario, ha sondato la posizione della minoranza e ha apprezzato la posizione raggiunta da Area democratica sulle riforme (premierato e legge elettorale maggioritaria). Bersani avrebbe anche lasciato intendere che nella sua relazione cercherà di andare soprattutto sui temi, anche se Franceschini gli ha fatto presente che l'analisi del voto sarà fondamentale per orientare il dibattito. Una lettura troppo simile a quella fatta a caldo accenderebbe gli animi e porterebbe il dibattito su toni più duri. Già qualche mugugno è arrivato da parte dei veltroniani dopo che ieri sera Bersani ha ripetuto che «il partito al nord è avanzato di due punti». Nè ha fatto piacere alla minoranza sentire oggi che lo scontro tra Fini e Berlusconi viene letto da Bersani come una conferma che «il Pdl non ha affatto vinto le elezioni».

Non solo, lo scontro di ieri tra D'Alema e Franceschini sull'atteggiamento da tenere di fronte alla possibile fuoriuscita di Fini dal Pdl fa capire che i 'grandi elettori' del segretario non hanno intenzione di recedere dalla linea congressuale: nuove alleanze, mirate soprattutto ad intercettare i moderati delusi da Berlusconi, e conseguente assetto istituzionale. E lo stesso Bersani ha parlato di un «appello a tutte le forze che non accettano la deriva plebiscitaria e populista per una convergenza repubblicana». Schema che Franceschini ha stoppato spiegando che l'alleanza di tutte le forze democratiche ha senso nel momento in cui ci dovesse essere un'emergenza. Replica di D'Alema: «Non ti accorgi che l'emergenza c'è già» Insomma, se D'Alema e Bersani leggono la crisi del centrodestra come una conferma della necessità di investire su un «altro bipolarismo», la minoranza di Franceschini ribadisce che dalla scelta del governo non si può tornare indietro.