Non rientrano da permesso premio: evasi 2 ergastolani
Capece, segretario generale del Sappe: non «condannare» i permessi altrimenti le carceri esplodono
ROMA - Due ergastolani sono evasi dal carcere di Rebibbia a Roma: in permesso premio per le vacanze pasquali, non sono rientrati. Lo riferisce Donato Capece segretario generale del Sappe, Sindacato autonomo polizia penitenziaria, che però avverte: «Non si deve condannare il sistema dei permessi premio, altrimenti il carcere esplode».
«Tutto secondo la legge» - I due evasi sono Cesare Genova e Alberto Hernandez Maggiore, 40 e 45 anni, dovevano scontare una condanna all'ergastolo per omicidio. Ma avendo trascorso 11 anni in cella e avendo mostrato segni di «ravvedimento», l'equipe di trattamento, con l'ok dell'istituto, ha proposto e il tribunale di sorveglianza ha concesso il permesso premio, spiega Capece. Tutto secondo la legge. I due infatti durante i loro anni in carcere si erano mostrati detenuti modello, «si erano comportati egregiamente» e avevano partecipato ai programmi di lavori socialmente, come la pulizia della scuola di polizia penitenziaria di via Brava. Così è arrivato il permesso premio, ma i due non sono rientrati e da domenica scorsa sono formalmente evasi. Non solo, l'evasione era pianificata: gli agenti hanno trovato nella cella di uno dei due una lettera della compagna dove si parla di un piano di evasione.
«Evitare generalizzazioni» - «I nostri agenti sono al lavoro e partecipano attivamente alle ricerche», dice Capece, e soprattutto avverte: «Prima cosa non fare di tutta l'erba un fascio, allo scadere i detenuti che hanno avuto un permesso premio, e che quindi si sono comportati in modo tale da ottenerlo, tornano in carcere. I due evasi da Rebibbia hanno tradito la fiducia dello Stato e ne pagherebbero le conseguenze, ma attenti a condannare i permessi premio: se oggi il carcere regge è perchè diamo la speranza a chi è ristretto di avere una misura alternativa, senza speranza il carcere esplode».
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