24 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Elezioni regionali

Bersani difende il risultato, Veltroni-Franceschini: cambi linea

Primo giorno difficile per il segretario del PD. La minoranza rilancia la «vocazione maggioritaria» del partito

ROMA - E' il primo vero giorno difficile per Pier Luigi Bersani da quando è segretario del partito, quei «9mila voti» che in Piemonte hanno impedito a Mercedes Bresso di essere riconfermata presidente hanno cambiato completamente il 'segno politico' delle regionali e la minoranza adesso torna a farsi sentire e a chiedere un «cambio di linea» e il ritorno alla «vocazione maggioritaria».

Il segretario ha offerto la sua analisi del voto in una conferenza stampa, negando che il Pd abbia subito una sconfitta e rivendicando anzi un «avanzamento», o perlomeno una «tenuta» rispetto al voto delle europee. Non solo, Bersani ha ribadito la sua linea delle alleanze, ha detto che per quanto riguarda l'Udc «non cambia niente» e che in futuro ci sarà spazio al tavolo del centrosinistra per «tutte le forze politiche che pensano che le regole vengono prima anche del consenso».
Il segretario ha puntigliosamente rivendicato il risultato del Pd, spiegando che se si considerano anche i dati delle liste dei presidenti i democratici hanno fatto registrare un avanzamento dello 0,8% sulle europee e che la coalizione di centrosinistra nel suo complesso è al 43%, solo tre punti sotto al centrodestra che «alle euroee aveva invece il 49%». Insomma, nessuna concessione ad autocritiche o a chi chiede cambi di rotta.

Una lettura che ha fatto saltare sulla sedia i principali esponenti della minoranza, in particolare Franceschini e Veltroni, in questo frangente su posizioni assai simili, nonostante le recenti divergenze. Il Pd è andato male, sostengono entrambi gli ex segretari del partito, ma anche Giuseppe Fioroni e Piero Fassino. Ma Franceschini e Veltroni sembrano particolarmente decisi a chiedere di rivedere la strategia del Pd: non si può dire di essere andati bene, né per numero di regioni perse, né per voto percentuale, sostengono molti esponenti di Area democratica. Nessuno vuole mettere in discussione la leadership di Bersani, non c'è alcuna intenzione di riaprire congrssi, assicurano, ma bisogna chiedere alla segreteria di prendere in considerazione l'ipotesi di fare un'inversione di rotta. Rispunta, insomma, l'idea della 'vocazione maggioritaria', del partito capace di «paralre al Paese», di essere polo d'attrazione, innanzitutto per gli elettori, di centro come di sinistra.

Al contrario, le parole pronunciate oggi da Bersani sono state lette come l'annuncio di un «ritorno all'Unione», scelta considerata «fallimentare» da Area democratica. Concetti che Franceschini e Veltroni hanno deciso di esprimere già al coordinamento di questa sera, in quella che qualcuno ha definito una «controanalisi» del voto.