28 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Elezioni regionali

Pd ottimista sul Lazio, ma preoccupa il dato del partito

Fioroni: «Ci sarà da riflettere»

ROMA - La partita dei governatori è ancora aperta, il Pd conta alla fine di aggiudicarsi almeno 8 presidenti di regione su 13, e considerando il dato del partito a livello nazionale il risultato di Lazio e Piemonte diventa quanto mai fondamentale per dare il segno a questa tornata elettorale. Le sfide di Piemonte e Lazio sono ancora sul filo di lana, ma i democratici al momento sembrano ottimisti e contano di aggiudicarsi almeno una delle due regioni: le proiezioni sono state fatte all'insegna della massima cautela, ma da oggi pomeriggio le elaborazioni riservate a disposizione dei democratici lasciano ben sperare almeno nel Lazio e a largo del Nazareno assicurano che anche dal Piemonte i loro canali 'privati' mandano segnali più rassicuranti.

Il dato del partito, però, al momento delude, le proiezioni che danno il Pd al 26,1% rappresentano un motivo di preoccupazione, sia pure tenendo conto del fatto che le varie liste 'del presidente' hanno certamente rosiccihato voti alle liste Pd. La sorte di Piemonte e Lazio, in queste condizioni, diventa determinante per Pier Luigi Bersani, anche per contenere le possibili rimostranze della minoranza.

Al momento siamo alle proiezioni, il partito è fermo al 26,1%, una percentuale inferiore al 26,6% registrato alle europee. Per ora c'è cautela, si attendono i dati reali e, comunque, viene fatto notare che si tratta di cifre fortemente condizionate dalla presenza delle liste civiche e del presidente'. Né, sottolineano al Nazareno, il Pdl ha ottenuto un risultato molto più brillante. Resta il fatto che il 26,1% sarebbe davvero troppo poco rispetto al 28%-29% che i sondaggi delle scorse settimane avevano indicato. Non solo, più di un esponente della minoranza ha messo sotto la lente di ingrandimento il risultato dell'Emilia Romagna, relativamente poco entusiasmante trattandosi della una regione 'rossa' per definizione: la Lega conferma il risultato delle politiche, attestandosi attorno al 13% e addirittura il candidato di Beppe Grillo raccoglie il 6,9% dei consensi. Il tutto con con un nord monopolizzato dalla Lega e buona parte del Mezzogiorno, con l'eccezione della Puglia, in mano al Pdl.

Tutti mantengono la massima cautela, ovviamente, perché in questo contesto il risultato di Piemonte e Lazio diventa davvero determinante per dare il 'segno' politico a queste elezioni, ma è significativo che Giuseppe Fioroni abbia già speso qualche parola per dire che dopo questo voto è necessaria «una riflessione». Fioroni precisa che è «tutta la politica, non solo il Pd» a dover riflettere. «Un aumento dell'astensione che penalizza anche il Pd, una Lega che cannibalizza il Pdl e il boom della lista Grillo, sicuramente ci interpellano e richiedono una riflessione», spiega. Fioroni precisa che «non è una questione che riguarda la leadership del partito e quindi la segreteria di Pier Luigi Bersani, per me può fare il segretario fino al 2013». Però, insiste, «è un tema politico da affrontare, per tutta la politica, non solo per noi». E questo anche se il Pd dovesse poi «superare il 27%», come assicura sempre Fioroni.

Gli altri per ora tacciono, ma a microfoni spenti qualcun altro esponente della minoranza ammette che se non si vince in Piemonte o Lazio, «ci sarà da ragionare... certamente il dato complessivo non è esaltante. Ma è presto per fare commenti». Di sicuro, pare di capire, la minoranza del partito non si accontenterà di quel 7 a 6 per i presidenti che invece Bersani ha fissato come soglia della sufficienza.