29 aprile 2024
Aggiornato 17:00
Terremoto Abruzzo

Le carriole tornano in piazza a l'Aquila, ma la polizia le sequestra

Manifestanti: «Non era un gesto politico, lo facciamo ogni domenica». Lolli (PD): «Perchè la Digos?»

L'AQUILA - Ennesima domenica in piazza per gli aquilani, che anche stamattina, come ogni domenica e nonostante il divieto di manifestare legato alle elezioni regionali, hanno preso nuovamente in mano badili e carriole per raggiungere la zona rossa della città, dove hanno rimosso alcune chili di macerie. Una decina di persone sono state identificate dalla polizia, che ha sequestrato le loro carriole.

«NON E' UN GESTO POLITICO» - Il sequestro, spiega Alessandro del comitato 3e32, ha riguardato solo chi ha portato le carriole verso piazza Duomo. Alcuni, infatti, hanno recuperato quelle già disponibili nel tendone. «Non possono sostenere che prendere le carriole e spalare le macerie sia una manifestazione, non c'era alcun riferimento ai partiti. Anzi, dal momento che la facciamo ogni domenica, proprio il gesto di non farla poteva essere interpretato malignamente come politico». La sfilata delle carriole si è conclusa con una assemblea in piazza Duomo.

LOLLI (PD): «PERCHE' LA DIGOS?» - «I cittadini de l’Aquila non sono dei provocatori e la loro protesta è pacifica e assolutamente priva di qualsiasi connotazione politica, non capiamo quindi perché oggi la Digos, oltre a sequestrare pericolosissimi strumenti atti ad offendere quali carriole e secchielli, abbia anche provveduto ad identificare quanti non facevano altro che chiedere di poter riavere la propria città. Perché il ministro degli Interni è voluto ricorrere a misure di chiaro sapore intimidatorio? E’ una inaccettabile prova di forza che amareggia ed inquieta. La coda di paglia del governo nella gestione del dopo terremoto si fa sempre più evidente. Si rassegnino tutti quelli a cui da noia la voce degli aquilani perché i cittadini continueranno a farla sentire. Non si tratta solo di proteste ma anche di proposte. Dopo i fatti di oggi presenterò una interrogazione al ministro Maroni per evitare in futuro il ripetersi di simili spiacevolissimi episodi».