29 aprile 2024
Aggiornato 17:00
Elezioni regionali

Lazio a rischio-caos: lite Pd-Pdl su criteri scrutinio

Il Pdl: «Considerare valide anche le schede su cui viene espressa una preferenza per nomi che non compaiono nelle liste elettorali»

ROMA - Si annuncia uno scrutinio difficile per le regionali del Lazio, il Pdl sta dando ordine ai propri rappresentanti di lista di pretendere che vengano considerate valide anche le schede su cui viene espressa una preferenza per nomi che non compaiono nelle liste elettorali e il Pd accusa il centrodestra di «irresponsabilità» e di volere creare il «caos». Il fatto è che in provincia di Roma, come è noto, non è presente la lista Pdl e dunque chi vuol votare Polverini potrà solo dare mettere la croce sul nome della candidata presidente e sul listino a lei collegato. Ma se qualcuno dovesse scrivere di proprio pugno il nome di qualche esponente Pdl? Già venerdì Fabrizio Cicchitto, durante una conferenza stampa insieme a Vincenzo Piso, Maurizio Gasparri, Stefano De Lillo e Paolo Barelli, aveva affermato che «il voto per Polverini - se ad esempio c'è aggiunto a fianco il nome di De Lillo, tra i più noti esponenti del Pdl a Roma - è un voto valido, perché l'intenzione di voto è chiara».

Un concetto ribadito da De Lillo e Ignazio Abrignani durante un 'corso' tenuto nella sede del comitato elettorale della Polverini ai 'difenzori della libertà', cioé i rappresentanti di lista del Pdl: «Abbiamo voluto sottolineare - ha spiegato De Lillo - l'importanza di tutelare l'intenzione di voto del cittadino, considerato il particolare clima di confusione creatosi in questa tornata elettorale. Il difensore del voto - ha aggiunto il parlamentare del Pdl - è l'unico vero garante del diritto degli elettori a poter esprimere liberamente la propria preferenza, ossia quella sovranità popolare su cui si fonda tutto il sistema democratico». In pratica, è il ragionamento, dal momento che la lista del Pdl è stata esclusa per essere stata presentata in ritardo, c'è il rischio che molti elettori facciano confusione e scrivano comunque sulla scheda il nome di qualche esponente Pdl che non è candidato, perché era magari nella lista cassata.

Una posizione che il Pd non accetta. Nico Stumpo, responsabile organizzazione, spiega: «Il centrodestra laziale compie ancora una volta un atto che rischia di alimentare un clima di scontro alla vigilia delle elezioni. E' esattamente l'opposto di quello che una forza politica responsabile dovrebbe fare. Chiediamo per questo al ministro degli Interni Maroni e al Prefetto di Roma di porre la massima attenzione per garantire la regolarità delle operazioni di voto». Riccardo Milana, senatore Pd e coordinatore della campagna di Emma Bonino, accusa: «In queste ore il Pdl del Lazio sta pianificando tutte le condizioni necessarie a creare il caos nei seggi a partire dal momento che si dovranno contare i voti». Per Milana «la norma è chiara: se sulla scheda viene scritto un nome diverso dai candidati quel voto è da considerarsi nullo».

Il fatto è che, a questo punto, si rischia lo scontro ai seggi, con inevitabile conseguenza sui tempi dello scrutinio e rischi di successivi ricorsi. E se si considera che il Lazio è una delle regioni in cui si prevede un testa a testa, la faccenda potrebbe assumere un peso decisivo per stabilire il vincitore. Milana avverte: «Vista la tracotanza del Pdl i nostri rappresentanti di lista hanno avuto disposizioni, in queste ore, di contrastare con assoluta fermezza questa ennesima interpretazione della legge e dunque di contestare tutte le schede che presentino questa come altre anomalie».

Piso, coordinatore Pdl del Lazio, nega che aggiungere il nome di persone non presenti in nessuna lista possa rendere 'riconoscibile' la scheda: «E' una stupidaggine», taglia corto. «Noi pensiamo che già paradossale la situazione che si è creata, con il primo partito escluso dalle schede elettorali a Roma. Se uno aggiunge, accanto al nome della Polverini o accanto al listino, il nome di un importante dirigente Pdl, o di un consigliere uscente, l'intenzione di voto è chiara. C'è anche una sentenza del Consiglio di Stato che va in questa direzione. Se il Pd non è d'accordo, ci sarà la contestazione delle schede, e verranno valutate in un secondo momento. Sempre che il ministero dell'Interno non decida di intervenire con una circolare interpretativa».

E al ministero si rivolge anche il Pd: «Questo modo di procedere - dice Milana - sta avvelenando la vigilia del voto, Chiediamo al Ministro Maroni e al prefetto di Roma Pecoraro di attivarsi per ricreare nel Lazio le condizioni minime necessarie a garantire il regolare svolgimento delle elezioni e dello spoglio dei voti».