28 marzo 2024
Aggiornato 20:30
Bersani: «Vinceremo, lista o non lista»

L'opposizione scende in piazza a Roma

Di Pietro: «Parlo solo della deriva fascista del governo». Per gli organizzatori a Roma 200mila persone. Berlusconi: «Grottesco»

ROMA - Superata la paura dello 'spettro' dell'Unione, almeno per un giorno, il centrosinistra si ritrova in piazza per mostrare che l'alternativa a Berlusconi e alla destra c'è ed è possibile. Le kermesse elettorale nata su impulso della protesta al decreto salvaliste si trasforma in una prova generale per una nuova coalizione, la «festa dell'alternativa» così la definisce Pier Luigi Bersani. Una manifestazione che per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha del grottesco. «E' paradossale - ha affermato il premier - che questa ammucchiata manifesti per la perdita della libertà quando è proprio a noi che amiamo la libertà che si cerca di togliere la libertà di voto e persino quella di parlare al telefono».

200MILA PERSONE - In piazza ci sono tutti i leader, e non solo, da quello del Pd a Bertinotti, Di Pietro, Franceschini, Diliberto, Vendola, Bonelli, Veltroni, D'Alema, Bonino, Finocchiaro e pure Pierluigi Castagnetti, a dispetto della annunciata defezione dei popolari. Sotto il palco anche il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani.
Piazza del Popolo comincia a riempirsi intorno alle 14, c'è l'entusiasmo del popolo viola ma anche tante bandiere di partito, quelle del Pd, dell'Idv, della sinistra. Gli organizzatori parlano di 200mila persone. Si comincia con la musica, poi arriva la politica. A Riccardo Nencini tocca il primo intervento, il segretario dei socialisti è l'unico che parla di Napolitano, per difenderlo. In piazza uno striscione recita: «Repubblica vendesi: rivolgersi a Napolitano» ma Antonio Di Pietro si dissocia subito e dal palco garantisce: «State sereni, da oggi in poi Idv parlerà solo di Berlusconi». Il Pd tira un sospiro di sollievo, come auspicava la piazza è serena, tranquilla, la polemica e i fischi sono solo per il governo e per il premier. «Oggi l'opposizione è più forte in Italia e si vedrà alle regionali», dice Massimo D'Alema.

BERSANI - L'ultimo a prendere la parola dal palco è il segretario del Pd Pierluigi Bersani: «Cari amici e compagni, democrazia e lavoro sono parole gemelle: lo dice la più bella Costituzione del mondo». Quindi promette la vittoria alle Regionali: «Non è una lista in più che ci preoccupa, noi vinciamo lista o non lista. Berlusconi ha voluto farsi un vestito su misura salvo poi scoprire che era sbagliato perché il sarto era ubriaco. La prossima volta le liste se la facciano fare dalla Protezione civile». Quindi continua: «L'agenda di governo è in mano a uno solo che le occupa con leggi per sé e i suoi. Berlusconi fa il capopopolo, il capopartito, il caporedattore del Tg1... fa tutto tranne il suo mestiere. Sono solo bolle di sapone. Non può più parlare al futuro del Paese, impediremo che il suo nervoso tramonto travolga nel discredito le istituzioni». Poi riferendosi a una battuta del premier (che si è definito «forte come Carnera»): «Berlusconi detto Carnera dovrebbe prendere la carriola e portare via un po' di macerie che sono all'Aquila da un anno». Quindi annuncia la «grande riscossa democratica»: «Dobbiamo cambiare l'agenda di questo Paese, mettere il lavoro, la scuola e la sanità al centro della nostra campagna regionale. Un'altra Italia è possibile».

BONINO - La candidata nel Lazio, Emma Bonino, scalda la piazza e chiede a «cittadini e cittadine» di lavorare insieme in questi ultimi giorni di campagna elettorale: «Dal voto delle regionali può partire una riscossa democratica e civile del Paese» perciò «vi chiedo di essere tutti militanti, ogni giorno si può fare qualcosa, sentitevi candidati presidenti, io sono con voi». Chiude Bersani con un'esortazione: «Berlusconi è al tramonto, andiamo a vincere».

DI PIETRO - Prima di Bersani è stato Antonio Di Pietro ad attaccare dal palco il presidente del Consiglio con parole durissime: «Un corruttore matricolato come Berlusconi non ci fermerà. È un novello Nerone che ride, se la canta e se la suona con le sue barzellette mentre l'Italia brucia. È un pidiusta che pensa solo ai suoi interessi». Quindi sottolinea di voler parlare solo del premier: «Noi oggi non affronteremo altri argomenti che non sia quello di liberare il paese dal despota Berlusconi, dalla deriva fascista del governo».
«L'esclusione del Pdl da Roma «sia di lezione» per il centrodestra. Mi auguro - osserva - che Berlusconi non abbia la spudoratezza di dire che anche nel Lazio i giudici hanno ordito una trama contro di lui, truccando le carte. La verità è sotto gli occhi di tutti ed è una ed una sola: nel Lazio, gli esponenti del suo partito si sono scannati, fino all'ultimo minuto, per interessi di corrente e per questa ragione la lista del Pdl è rimasta fuori dalla competizione elettorale. Speriamo che cio' serva da lezione. La prossima volta rispettino la legge e le regole senza cercare di forzare lo Stato di diritto».

IL PDL - Il portavoce del Pdl Daniele Capzzone se la prende con Di Pietro: «Le parole incendiarie pronunciate dal signor Di Pietro contro Berlusconi diffondono il seme dell'odio contro quello che viene presentato non come un avversario ma come un nemico da abbattere. Ed è questa semina che può istigare altri Tartaglia». E su Bersani: «Ormai è un assistente di Di Pietro». Per il vice capogruppo del Pdl alla Camera Italo Bocchino «è incomprensibile il senso della manifestazione: non si è capito perché hanno manifestato e contro che cosa. Abbiamo il timore che l'unico motivo sia l'odio verso Berlusconi e il centrodestra imposto da Di Pietro». Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti parla di flop: «In piazza del Popolo c'erano appena un decimo dei manifestanti dichiarati a gran voce da Di Pietro e dai suoi amici. La chiamata democratica alle armi contro il regime è stata un flop clamoroso». Il ministro della Difesa Ignazio La Russa parla dell'allarme bomba sull'aereo di Berlusconi: «Un allarme è sempre tale, non è mai falso. E le cose come quella di oggi, per fortuna senza conseguenze, nascono da un clima di odio». La manifestazione odierna, ha aggiunto, «ha dato prova di una sola cosa: l'odio verso Berlusconi».

BOSSI - «200mila persone? Noi ne abbiamo fatte alcune con molta più gente, ma non vedo perchè definirla grottesca». Risponde così il leader della Lega Nord e Ministro delle Riforme Umberto Bossi a margine di un incontro elettorale a Padova commentando la manifestazione dell'opposizione e l'aggettivo grottesco usato da Berlusconi per definire la protesta. «Ma se la motivazione è che non è successo niente - ha proseguito Bossi - non è vero: è successa una cosa grave, il più grande partito italiano non partecipa alle elezioni».