Napolitano replica alle critiche, «freddezza» con il Pd
I democratici scelgono la piazza, ma è imbarazzo col Quirinale. Bersani: «trucco ridicolo»
ROMA - Che i rapporti tra Pd e Quirinale si stessero complicando si era capito già da ieri pomeriggio, quando mentre il Quirinale apriva al «decreto interpretativo» del Governo il segretario del partito Pier Luigi Bersani parlava di «trucco ridicolo». Due posizioni difficilmente conciliabili, che hanno portato quasi al corto circuito nel momento in cui Giorgio Napolitano ha deciso di firmare il provvedimento «salvaliste», con il Pd impegnato a mobilitare le piazze, mentre il capo dello Stato subisce gli affondi di Antonio Di Pietro che evoca l'impeachment.
Il rischio della rotta di collisione con il Quirinale è apparso da subito ben chiaro ai democratici, che per tutto il giorno si sono spesi per cercare di distinguere e mettere al riparo il Quirinale dagli strali contro il Governo, e contro il decreto.
Un'operazione complicata, che non deve avere sortito gli effetti sperati, a giudicare dalle parole che Napolitano ha pubblicato sul sito del Quirinale: il capo dello Stato, rispondendo alle mail di due cittadini, ha spiegato la logica che lo ha guidato in questa vicenda e ha puntigliosamente ricordato che anche i «maggiori esponenti dell'opposizione avevano dichiarato di non voler vincere, neppure in Lombardia, per abbandono dell'avversario o a tavolino». Frase rivolta tanto a Bersani, quanto a Di Pietro e a Casini, ma che chiaramente crea particolare imbarazzo nel Pd, il partito erede di quello in cui Napolitano ha vissuto la sua carriera politica.
Napolitano è entrato anche nel merito della sua scelta: «Non era sostenibile - ha rilevato - che (alle elezioni, ndr) potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall'ufficio competente costituito presso la corte d'appello di Milano». Il capo dello Stato, quindi, sottolinea che «nessuno ha suggerito altre» soluzioni, che il provvedimento approvato è ben diverso dal primo che Berlusconi aveva prospettato giovedì e che, comunque, il decreto 'salvaliste' «non ha presentato evidenti vizi di incostituzionalità».
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