Napolitano: «Che pasticcio con le liste»
Il premier giovedì a Piazza Farnese con la Polverini. Cicchitto:«Così voto falsato». Il governo valuta ipotesi dl
ROMA - «Che pasticcio!»: Giorgio Napolitano ieri sera lo ha detto ai cronisti riferendosi all'affaire delle liste Pdl bocciate a Roma e in Lombardia. La breve intervista rilasciata all'uscita dell'Hotel Amigo di Bruxelles chiarisce meglio il pensiero del presidente della Repubblica. Napolitano, si legge sul Corriere della Sera, commenta anche l'annuncio di manifestazioni e «prove di forza» in piazza da parte del Pdl: «In Italia la libertà di manifestare è sancita dalla Costituzione...». Quanto alla fine della vicenda, Napolitano non fa ipotesi: «Non ne ho davvero idea. Non so quale situazione sia più a rischio, ma mi pare che il caso di Roma sia più complesso di quello di Milano».
A Roma, si attende probabilmente per oggi la pronuncia sul listino di Renata Polverini, a cui è collegata la candidatura stessa dell'esponente Pdl. Firme mancanti, adempimenti burocratici assenti: ieri la Corte D'Appello ha bocciato la lista del Pdl nella provincia di Roma, e a Milano, la lista Pdl e quindi la candidatura di Roberto Formigoni ad essa collegata in tutta la Lombardia. In entrambi i casi si attende ora il ricorso al Tar.
«Certo tutta questa storia è un bel pasticcio» ha detto Napolitano. E quando il giornalista osserva che nel centrodestra si parla di cavilli che 'comprimono i diritti della democrazia', aggiunge: «Ho dato una scorsa alla sentenza sul caso di Milano, in cui si respinge il ricorso sul listino Formigoni. Mi pare che la seconda parte del testo sia chiara. Vi si spiega che i principi di democrazia e partecipazione costituzionalmente garantiti non possono che svolgersi nel rispetto dei limiti e delle forme previste dalla legge. Ecco: direi che le sentenze vanno lette per intero».
Cicchitto: «A rischio la Democrazia» - Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, non usa mezzi termini: «I ricorsi respinti sia della lista Formigoni, sia di quella provinciale del PdL del Lazio per Renata Polverini insieme all'accettazione della lista di disturbo a Cota in Piemonte, dimostrano che queste elezioni corrono il rischio di essere falsate con conseguenze gravissime per la nostra democrazia. Altro che dilettanti allo sbaraglio». Per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti, il doppio stop è una cosa impensabile: «Come si può pensare di lasciare senza scelta nel momento più alto della democrazia, quello del voto, due Regioni che insieme rappresentano più di un quarto della popolazione italiana?» ha detto Bonaiuti riferendosi al Lazio e alla Lombardia.
Polverini: «Prova di forza» - «Io sto benissimo e qui nessuno ha intenzione di mollare», dice Polverini dal palco di Piazza Farnese dove prosegue la maratona oratoria del Pdl. «In risposta a quanti hanno scambiato una maratona oratoria per una manifestazione di popolo rispondiamo che se vogliono la prova di forza dalla piazza domani alle 17 in piazza Farnese gliela daremo. Saremo tantissimi», compreso, promettono, il premier Silvio Berlusconi. Formigoni si dice «convinto» di vincere il ricorso che presenterà domani al Tar contro l'esclusione della sua lista ma intanto chiede una verifica «su tutte le liste» in corsa per le Regionali in Lombardia.
Soluzione politica? - Tuttavia, in attesa che la giustizia amministrativa faccia il suo corso e che la corte d'appello di Roma si pronunci sul ricorso presentato in seguito all'esclusione del listino della Polverini, nel governo c'è chi inizia a pensare a una soluzione politica: «E' urgente trovare una soluzione che preservi l'espressione del voto di tutti gli elettori e quindi la democrazia. Auspico che anche il centrosinistra condivida questa impostazione e che voglia concorrere ad una soluzione condivisa», dice Matteoli. Ma il centrosinistra non sembra essere disponibile. Dice il segretario del Pd, Pieluigi Bersani: «Ci sono sedi istituzionali che devono giudicare, aspettiamo serenamente che finiscano queste pratiche. Non cerchiamo avvenimenti che possano turbare la fisiologia delle elezioni ma ci sono regole uguali per tutti a cui tutti devono richiamarsi».
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