5 maggio 2024
Aggiornato 17:30
Italiano rapito, online l'appello

Cicala: Berlusconi aiuti me e mia moglie

Al Qaida diffonde un suo video da sito web islamico. L'ostaggio inginocchiato e guardato a vista da sei uomini armati e incappucciati

DUBAI - Il governo italiano deve fare delle «concessioni» per ottenere la liberazione degli ostaggi: Sergio Cicala, l'italiano rapito in Mauritania lo scorso 17 dicembre insieme alla moglie Philomene Pawelgba e prigioniero di Al Qaida nel Maghreb, chiede aiuto al governo Berlusconi in un messaggio audio diffuso su un sito web islamico dall'organizzazione terroristica.

L'appello dell'ostaggio giunge alla vigilia dell'ultimatum fissato di terroristi per il rilascio di quattro militanti detenuti in Mauritania: «La mia libertà e quella di mia moglie dipendono dalla concessioni che il governo italiano è disposto a fare», afferma Cicala nel messaggio, accompagnato da una foto nella quale l'uomo appare in ginocchio, sorvegliato da sei militanti armati e mascherati.

«Spero che il governo si interesserà più presto possibile alla nostra situazione e quindi alle nostre vite, attendiamo con fiducia che questa situazione possa risolversi nella maniera migliore possibile, con la liberazione mia e di mia moglie; il presidente Berlusconi è sempre stato noto per la sua grande generosità, spero che possa aiutare me e mia moglie», continua l'uomo, la cui voce non tradisce alcuna emozione e che sembra leggere un testo.

Il messaggio - datato 24 febbraio e letto in italiano - dura poco più di un minuto; in un breve comunicato che accompagna l'appello di Cicala l'organizzazione terroristica chiede agli italiani di fare pressioni sul governo per salvare la vita degli ostaggi: «Ripetiamo il nostro appello alle famiglie degli ostaggi e all'opinione pubblica italiana: se vi preme la sicurezza degli ostaggi, fate pressioni sul vostro governo e chiedetegli di rispettare le legittime richieste dei Mujaheddin».