25 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Elezioni regionali

Il caso-Bonino irrita i Cattolici del Pd

Bersani: «Va ascoltata». Per il segretario non esiste un «caso-radicali». La rabbia di Emma: «siamo discriminati»

ROMA - Il segretario del Pd cerca di minimizzare, per Pier Luigi Bersani non esiste un «caso-Bonino», l'assenza della leader radicale alla «prima» dei candidati governatori del centrosinistra per lui era «giustificata», ma certo la vicenda sta riportando alla luce, tra i democratici, perplessità che erano state a stento accantonate. Lo sciopero della fame annunciato dalla Bonino e l'accusa, diretta anche al Pd, di boicottare la presentazione delle liste radicali alle regionali torna ad alimentare le polemiche, soprattutto della componente cattolica che non ha mai apprezzato la scelta della Bonino come candidata presidente nel Lazio. E ancor meno ha gradito la decisione della leader radicali presentarsi come concorrente del Pd in molte altre regioni, a cominciare dalla Lombardia.

Bersani ieri ha parlato con la Bonino, cercando di attutire i possibili contraccolpi della sortita di quest'ultima. Il segretario avrebbe detto di capire le questioni poste dai radicali, ma avrebbe anche chiesto di non alzare il tiro contro il Pd, primo sostenitore della Bonino nel Lazio. Quindi, Bersani ai suoi ha dettato la linea: non creiamo un caso, Emma non ce l'ha con il Pd, la sua è una classica battaglia radicale, usano tutti i mezzi a loro disposizione per ottenere visibilità e raccogliere le firme. E, visto che la Bonino anche ieri ha lasciato aperta l'ipotesi di una clamorosa rinuncia alla candidatura, Bersani pubblicamente assicura: «Non credo che la sua candidatura sia in discussione».

Il problema è che la protesta dei radicali sembra rivolta anche contro il Pd. La Bonino si lamenta per la scarsa copertura mediatica garantita dai mezzi di informazione, ma anche per la latitanza dei pubblici ufficiali che dovrebbero autenticare le firme necessarie alla presentazione delle liste, tra i quali figurano anche sindaci, assessori e consiglieri comunali. In pratica, i radicali lamentano l'impossibilità di autenticare le firme e non salvano certo i consiglieri comunali e gli amministratori del Pd. «Ci dovrebbero essere circa 300mila autenticatori di firme - ha detto la Bonino a Milano - mentre il servizio pubblico sarebbe obbligato a dare pubblicità alla raccolta delle firme per la presentazione delle liste».

Giuseppe Fioroni e Dario Franceschini non avevano accolto bene la candidatura della Bonino e pare che stasera al coordinamento avranno qualcosa da dire. Filippo Penati, candidato governatore per il Pd in Lombardia, sembra infastidito dalla polemica radicale, che peraltro è andata in scena proprio a Milano, oggi: in quella regione la lista 'Bonino-Pannella' corre per proprio conto e schiera Marco Cappato per il Pirellone. E allora non stupisce che Penati non segua la linea ufficiale del Pd e di fronte alle allusioni radicali sulla scarsa collaborazione dei democratici nella raccolta delle firme si limiti a dire: «Non intendo commentare questa cosa».

Al riguardo, il coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca, cui Bersani ha affidato di tenere i rapporti con i radicali, spiega: «Loro pongono un problema ben più ampio, noi abbiamo dato la disponibilità a dare il nostro contributo». Certo, lo stile radicale è quello che è e nel Pd non piace a molti. Migliavacca, a questo proposito, commenta: «Ciascuno ha il suo metodo, e quelli dei radicali non li scopriamo certo adesso... Ma non ci sono problemi tra noi e loro».