26 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Inchieste sul G8

Bertolaso a Repubblica: basta con questo fango

«Non si rende un servizio al pubblico spargendo illazioni. La Spa è uno strumento tecnico in più»

ROMA - Guido Bertolaso risponde alle dieci domande postegli ieri da Eugenio Scalfari nell'editoriale su Repubblica: e una lunga lettera del direttore della Protezione Civile si conclude con un invito alla libera stampa a non «spandere fango» e ad aspettare le risultanze delle inchieste.

TEOREMI E STAMPA - Bertolaso, al centro delle polemiche perché indagato per l'inchiesta fiorentina sulla corruzione per le grandi opere che ha portato a 4 arresti, scrive «Rispetto l'opinione pubblica, al punto di essermi fatto un punto d'onore nel meritare la fiducia dei cittadini, ma non credo le si renda servizio spargendo illazioni, informazioni non verificate, sospetti, teoremi di colpevolezza data per certa quando nessun giudice si è pronunciato. Questo sì, in violazione dei principi costituzionali. La libera stampa, se sviscera gli elementi di prova addotti dai giudici per una loro decisione, può rendere un servizio ai cittadini e al Paese. Quando spande fango, meno».

CAPITOLO SPA - Bertolaso risponde anche alle numerose domande del fondatore di Repubblica sulla trasformazione della Protezione Civile in SpA (legge attualmente in discussione ma sostanzialmente bloccata dalle polemiche seguite all'inchiesta). Per il direttore della Protezione Civile il senso della legge non è affatto questo. «Il decreto legge non prevede affatto la trasformazione della Protezione Civile in società per azioni, la quale viceversa, con personale capace e preparato, continuerà nella sua missione. La Spa è uno strumento tecnico in più, che, con l'esperienza acquisita nelle emergenze, non ultima quella aquilana, rimette nella mani del «Pubblico» competenze da «general contractor» che la pubblica amministrazione ha perso negli ultimi decenni, rendendola nuovamente in grado di seguire giorno per giorno i lavori di cui lo Stato è committente e sottraendosi al ricatto del «mercato».