Forza Italia nata dalla trattativa Stato-mafia
«Chiare minacce in messaggio inviato a Dell'Utri e Berlusconi»
PALERMO - «Nel '94 mi venne consegnato un pizzino da persone vicine a Lo Verde (Bernardo Provenzano). Era indirizzato a Berlusconi e Dell'Utri». Massimo Ciancimino rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Antonio Ingroia, nell'ambito del processo Mori-Obinu, sta ricostruendo la «cosiddetta terza fase della trattativa tra mafia e Stato», secondo le parole del magistrato, e nel corso della quale Vito Ciancimino sarebbe stato «destituito da Dell'Utri» nel ruolo di «tramite».
«Mio padre, più tardi, nel '99-2000 - ha continuato Ciancimino jr - mi ha detto che Forza Italia era nata nel periodo della trattativa». Nel messaggio, agli atti dell'inchiesta, Cosa nostra voleva a sua «disposizione» una delle reti televisive di Mediaset. E se non si fosse dato corso alla richiesta avanzata ci sarebbe stato un «luttuoso evento», che si riferirebbe a minacce di morte ai familiari di Berlusconi.
Il figlio di Vito, l'assessore e sindaco di Palermo colluso con la mafia, stamane, nell'aula bunker del carcere dell'Ucciardone, a Palermo, ha ricominciato la sua deposizione davanti alla corte presieduta dal giudice Mario Fontana. Poi toccherà ai difensori degli imputati, il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu. I due alti ufficiali dell'Arma, devono rispondere di favoreggiamento a Cosa Nostra, in relazione alla mancata cattura di Bernardo Provenzano, il 31 ottobre del 1995, a Mezzojuso, piccolo comune che si trova nel cuore della provincia del capoluogo siciliano, da cui dista una trentina di chilometri. A dare, allora, quella 'soffiata' agli investigatori del Ros, fu un confidente, Luigi Ilardo, attraverso un tenente colonnello dei carabinieri, che l'aveva convinto a collaborare.
Secondo la Procura, la decisione di non catturare Provenzano, è stata presa in base ad un patto tra Stato e mafia, e l'intesa era stata sancita in qualche modo all'indomani delle stragi del '92, della morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.