26 aprile 2024
Aggiornato 05:00
27 le persone morte

Caccia, si è chiusa ieri la stagione venatoria

E 59 i feriti. Alto anche il numero di cacciatori colpiti da infarto. Ora si lotta alla Camera per modificare l'emendamento

ROMA - Al tramonto di ieri si è conclusa la stagione di caccia 2009/2010, iniziata lo scorso primo settembre. Il bilancio 'umano' è di 27 morti e 59 feriti, nonostante i cacciatori italiani siano passati dai 2 milioni degli anni '60 ai circa 700.000 di oggi. Morti e feriti legati all'attività di caccia, ma non solo: è infatti di un morto e di 14 feriti il bilancio delle vittime tra la gente comune rimasta coinvolta in un incidente anche se non stava praticando la caccia.

Alto anche il numero di cacciatori colpiti da infarto nella zone di caccia. Il bilancio è fatto, come ogni anno, dalla Lac, la lega per l'abolizione della caccia, che nota come «l'insufficienza dell'attività di vigilanza non riesca ancora a contrastare alcune importanti sacche di bracconaggio, come nella provincia di Brescia, nei laghi costieri pugliesi, in Sardegna e nelle lagune venete, compreso in special modo il Delta del Po, nelle piccole isole tirreniche e siciliane, dove imperversano l'abbattimento di esemplari di specie protette, il mancato rispetto dei limiti di carniere, l'impiego di mezzi non consentiti come trappole, lacci, uso di richiami acustici a funzionamento elettromagnetico».

E' ancora inattuato da varie Regioni il divieto di impiego di pallini di piombo nella caccia in zone umide, previsto dalla legge 66/2006, e sono sempre in corso due procedure di infrazione comunitaria contro l'Italia, avviate dalla Commissione Ue, su violazioni da parte di 13 Regioni della Direttiva 79/409 CEE sulla protezione degli uccelli selvatici, per la caccia in deroga a specie protette (come fringuelli, peppole, passeri), abusi in cui primeggiano Lombardia e Veneto.

Nel frattempo, la lotta degli animalisti si sposta alla Camera, dovrebbe approdare dopo febbraio il contestato ddl di sanatoria delle infrazioni comunitarie, «che anzichè rispondere agli addebiti della Commissione Ue - spiega la Lac - eliminerebbe i 'paletti' 1 settembre-31 gennaio» per l'avifauna, attuali limiti temporali entro cui le Regioni possono inserire il calendario venatorio,» aprendo la porta a clientelari quanto dannosi tentativi di cacciare anche le specie che, superata la selezione di fine inverno, costituiscono il capitale dei potenziali riproduttori primaverili».