20 aprile 2024
Aggiornato 10:30

Papa: no ai quartieri dormitorio

Il Pontefice chiede «maggiore attenzione a giovani e svantaggiati»

ROMA - Più attenzione alle periferie, evitare di creare «quartieri-dormitorio», politiche mirate per i più svantaggiati e per i giovani. A chiederlo agli amministratori della Regione Lazio, della Provincia e del Comune di Roma è stato stamane papa Benedetto XVI che ha ricevuto in udienza in Vaticano gli uomini politici in occasione del tradizionale scambio di auguri per il nuovo anno.

Il papa, pur esprimendo «apprezzamento» per gli sforzi compiuti dalle amministrazioni «per venire incontro alle fasce più deboli ed emarginate della società, in vista della promozione di una convivenza più giusta e solidale» ha invitato «a porre ogni cura perché la centralità della persona umana e della famiglia costituiscano il principio ispiratore di ogni scelta. Ad esso, in particolare, - ha voluto sottolineare - occorre far riferimento nella realizzazione dei nuovi insediamenti della città, perché i complessi abitativi che vanno sorgendo non siano solo quartieri-dormitorio». In questo senso, ha poi detto il papa, «e' opportuno che siano previste quelle strutture che favoriscono i processi di socializzazione, evitando così che sorga e si incrementi la chiusura nell'individualismo e l'attenzione esclusiva ai propri interessi, dannose per ogni convivenza umana».

Benedetto XVI ha poi voluto sottolineare la «consolidata collaborazione» tra la Chiesa e le autorità civili auspicando «una sempre più feconda sinergia fra le diverse istituzioni che permetta il sorgere nelle zone periferiche, come anche nel resto della città, di strutture che aiutino i giovani genitori nel loro compito educativo. Auspico, altresì, - ha poi detto il papa rivolgendosi agli amministratori locali di Roma e Lazio - che possano essere adottati anche ulteriori provvedimenti in favore delle famiglie, in particolare di quelle numerose, in modo che l'intera città goda dell'insostituibile funzione di questa fondamentale istituzione, prima e indispensabile cellula della società».

Ma Benedetto XVI, parlando della 'sua' diocesi ha voluto non dimenticare le nuove generazioni. «Da alcuni anni la Diocesi di Roma e quelle del Lazio sono impegnate a offrire il loro contributo per far fronte alle istanze sempre più urgenti che pervengono dal mondo giovanile e che chiedono risposte educative adeguate di alto profilo - ha detto, infatti, il papa -. E' davanti agli occhi di tutti la necessità e l'urgenza di aiutare i giovani a progettare la vita sui valori autentici, che fanno riferimento ad una visione 'alta' dell'uomo e che trovano nel patrimonio religioso e culturale cristiano una delle sue espressioni più sublimi». In questo senso si inseriscono anche esperienze, ha detto ancora il papa, come gli «oratori dei piccoli» venute in aiuto dei genitori che lavorano. Una esperienza positiva che papa Ratzinger ha chiesto esplicitamente venga estesa in altre zone di Roma.

«Infine, non posso non esortare le autorità competenti ad un'attenzione costante e coerente al mondo della malattia e della sofferenza. Le strutture sanitarie, così numerose a Roma e nel Lazio, che offrono un importante servizio alla comunità, siano luoghi - ha concluso papa Ratzinger - nei quali si incontrano sempre più gestione attenta e responsabile della cosa pubblica, competenze professionali e dedizione generosa verso il malato, la cui accoglienza e cura, devono essere il criterio sommo di quanti operano in tale ambito».