28 marzo 2024
Aggiornato 14:30

Carceri, per il PD è emergenza umanitaria

«Il governo non resti inerte»

ROMA - «Nelle carceri italiane siamo ampiamente oltre la soglia di massima tolleranza. Il livello di sovraffollamento sta determinando una situazione in grado di compromettere la sicurezza del paese. Il governo non può restare inerte davanti a questa vera e propria emergenza umanitaria in palese contraddizione con i diritti costituzionalmente garantiti».

E' scritto nelle premesse della mozione parlamentare che il Partito democratico ha presentato questa mattina alla Camera dei Deputati. Un testo che indica al Governo come risolvere l'emergenza, firmato dal presidente dei democratici a Montecitorio, Dario Franceschini, dall'intero ufficio di presidenza, dalla capogruppo democratica in commissione Giustizia, Donatella Ferranti, dal responsabile di settore, Andrea Orlando e tutti i componenti della commissione Giustizia.

Il Pd impegna il governo ad «affrontare concretamente la grave emergenza del sovraffollamento degli istituti di pena ponendo particolare attenzione alle condizioni di vita dei detenuti, allo stato dell'edilizia penitenziaria, agli spazi detentivi e a quelli comuni. Ma anche per chiedere di ampliare la tipologia delle misure alternative alla pena detentiva in favore di quelle specificatamente supportate da progetti professionalmente strutturati volti al reinserimento sociale». E poi, «a verificare l'adeguatezza della popolazione carceraria in proporzione alle piante organiche del personale di polizia penitenziaria, degli educatori, degli assistenti sociali e degli psicologi». E ancora, «a risolvere le disfunzioni della sanità penitenziaria e ad affrontare le cause dell'elevato numero di morti e di suicidi ed in fenomeni di autolesionismo e violenza. E' una mozione - conclude la nota - che prende spunto dalle parole del Presidente della Repubblica che nel suo discorso di fine anno ha ricordato i detenuti parlando di 'carceri terribilmente sovraffollate, nelle quali non si vive decentemente, si è esposti ad abusi e rischi e di certo non si rieduca».